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Spesso la vera forza delle persone sta nelle parole. La persuasione, l’ardore, il bruciare e lo sciogliersi dentro le emozioni….sta tutto nel modo in cui dici le cose, sta tutto dentro a come guardi il tuo interlocutore, nel modo in cui gli canti la ninna nanna o lo buchi dritto in mezzo alla fronte con un dorato vaffanculo. C’è gente strana a Genova. C’è gente che darebbe “una degna sepoltura ai ricordi e che ritiene la valigia ideale quella che deve essere ancora preparata. Gente che verticalizza e bada al sodo.” C’è gente attaccata a una realtà italiana che marcisce da secoli ormai. Una realtà osservata dal balcone soffrire e piangere per troppi anni, una realtà che fa da cornice ad amori, storie di tutti i giorni e progetti di vita. Ci sono persone per cui è arrivato il momento di mettere tutto in musica. Il momento di chiamare Bonnie “Prince” Billy e fargli cantare la contorta, blues, acidula e affascinante “Da Piccolissimi Pezzi”. Da piccolissimi pezzi si costruisce ciò che è davveo importante. Da piccolissimi sguardi si costruisce un amore. Da piccolissime bugie si costruisce anche una guerra, volendo. Una sperimentazione, un loop e una chitarra acustica che accarezzano e incantano. Un minestrone di melodie e neorealismo poetico cotto a dovere e consegnato al vento, con tanto d’aiuto d’autore (Enrico Brizzi ha scritto il testo di “Navi Stanche Di Burrasca”). Due reprise (“Aspetto” e la già citata “Da Piccolissimi Pezzi”) e tre brani inediti che raccolgono i frutti di un cauntautorato italiano d.o.c. e a me viene la nostalgia perchè mi sembra di sentire Battisti, Rino Gaetano, De Andrè, e forse anche un po’ Francesco De Gregori (“Un Segnale Debole” sarebbe una gemma perfetta nel suo repertorio, con quel pianoforte che sembra liquido per quanto scivolano bene le sue note), tutti trasportati nel futuro, abbinati a un caldo profumo folk. Mi sembra di vedere ancora certe scene familiari in casa e musiche conosciute da bambino. Prima che diventassi inquinato fino al midollo dalle scorie di un rock che spesso mi ha fatto dimenticare quanto siamo bravi noi italiani a raccontare storie. A Genova c’è gente che ha una buona penna e un ottimo intuito. Brava gente che scrive bene e che ovviamente ha tutto il mio rispetto. |
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