Il giorno che dalle grige nuvole del cielo verrà giù succo di mela a bagnarvi le teste sarà il momento in cui la musica di Will Oldham sarà irrimediabilemnte cambiata. E Bonnie “Prince” Billy sarà diventato qualcun altro, magari un rocker maledetto o più probabilmente vostra nonna. Ma, come recitava una pubblicità degli anni ottanta: “noi siamo scienza, non fantascienza”. La realtà dei fatti è che in “Lie Down In The Light” la musica è quella di sempre, lasciando cambiare le sfumature, ma non la sostanza.
La certezza che non nasce certo oggi è che siamo difronte ad uno dei migliori folkinger moderni, se non il numero uno. Lasciato da parte, almeno parzialmente, il pessimismo cosmico di “I See Darkness”, negli ultimi lavori sembrerebbe che ci sia spazio per uno spiraglio di luce che, se non proprio quella di mezzogiorno, somiglia tanto a quella delle prime luce dell’alba, quando la natura si prende la briga di destarsi e l’aria attorno non si è ancora del tutto dimenticata della notte.
Pochi fronzoli attorno alle canzoni, è musica che si fa da più di un secolo, che racconta piccole grandi storie senza retorica e non ha bisogno di molto più che una chitarra ed una voce per esprimersi al meglio.
Eppure gli arrangiamenti non sono scarni, spesso impreziositi dall’incantevole voce femminile di Ashley Webber, si aggirano in territori roots e talvolta sfuggono in direzione più Byrdsiana, proprio a voler sottolineare un leggero cambiamento di rotta. Non mancano comunque le canzoni sospese sul vuoto, di un’intimità che non somiglia ad una cieca disperazione, ma è semplicemente malinconia che riempie il silenzio. “What’s Missing Is” è un elegante salice piangente fatto di pochi accordi e due voci all’unisono che dipingono un paesaggio brumoso, pigramente rassegnato. La title-track arricchisce l’atmosfera solitamente dimessa, di colori comunque sfocati, paesaggi agresti ancora a metà strada tra la primavera e l’inverno, ma comunque in ripresa.
E’ tutto il disco ad essere in bilico tra tristezza e quiete, ma proprio questo suo galleggiare a mezz’aria lo rende leggermente diverso, seppur classico nella forma. Ancora irrimediabilmente lontani dalla felicità , però più consapevoli che esiste un modo per vivere questa mancanza con più serenità . Un passo avanti verso la consapevolezza, a meno di ripensamenti futuri.