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Volevo parlarvi di quanto fosse tamarro Andy Hunter. Volevo parlarvi di quanto fosse datata la sua musica, un electro tendente al pop così anni ’90 da far impallidire chi negli anni ’90 c’era. “Colour” è il disco che piace anche a chi non mastica nulla di elettronica: una spruzzata di Underworld lì, una manciata di New Order di là , un poco di Swayzak sopra ed un tocco di Chemical Brothers sotto. Vi segnalo qualche pezzo, cari lettori, così vi fate un’idea: non è niente male il dub fighetto e digitale di “Miracle” anche se risulta un poco lezioso, neppure il quasi plagio Underworld della successiva “System Error” stona. “In Smile Andy” tenta di coniugare un ritmo tango a soluzioni elettroniche (leggermente inflazionate), ma certe cose è meglio lasciarle fare a chi possiede classe e talento. “Technicolour” ha un inizio che convincerebbe ogni dj a portarsi il dischetto (o meglio vinile) in valigia, quando spunta fuori un orrendo cantato che mi ha fatto passare subito al pezzo dopo; “Together” è talmente eighties da far quasi tenerezza… “Colour” è un disco estivo, lascia il tempo che trova: non è brutto, ma neppure davvero bello. Vi potrà colpire all’ascolto ma difficilmente lo ricorderete. è ben fatto, ma terribilmente insipido. Un consiglio da amico: piuttosto recuperate i nomi a cui si ispira e questo lasciatelo dove si trova. |
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