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Potrei vedere cieli di ceramica rompersi in mille pezzi ripararmi poi dalla pioggia di schegge impazzite sotto un ombrello d’acciaio. Se solo volessi potrei osservare il male ribollire sotto gli scogli e annusare nell’aria quell’odore di sale e fiamme sospese. Tutto questo non accade solo perchè sono un bravo ragazzo, non bevo, non fumo e non mi drogo. Mi concedo soltanto qualche discesa negli inferi o qualche ascesa nel cielo verde pistacchio grazie a qualche disco. E’ il caso dei Golden Animals, che sin dalla copertina sembrno urlare: siamo dei fottutti fricchettoni, ma abbiamo le mani che sanguinano e il fuoco nelle nostre note. E’ blues, è psichedelia, una passeggiata sotto acido ma con gli occhi vigili, senza il crollo, il collasso, la fine di tutto. E’ un tuffo oltre la barricata delle proprie contorsioni mentali, un atterraggio morbido, di quelli che non rompono le ossa. Un poco di Devendra Banhart nelle intenzioni, poi le chitarre acide, i Byrds che mangiano una fetta di torta bagnata con fiumi di birra con i Cream, un lavoro che del 2008 ha solo la data di pubblicazione. A volte pare di riascoltare la furia di Jack White e delle sue ‘strisce bianche’, quando le corde della chitarra sono infiammate da fuorisi colpi di plettro, poi sullo sfondo ci sono passaggi corali e quella sensazione di deserto assolato e cocente. C’è tanto in queste canzoni, ma niente che non si sia sentito migliaia di volte, forse milioni, ma è uno schiaffo ai nostri sogni patinati, fatti di lustrini e colori sgargianti. La psichedelia non è fatta sempre di cieli di marmellata, a volte è acido che corre a tutta velocità nelle tue vene e abbassa la tonalità del cielo ad un tono preoccupantemente violaceo. Chi non ha paura delle tinte calde e oscure si faccia avanti, c’è posto per tutti. |
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