Non sbagliatevi. Tra tutte le facce in copertina su NME, qualcosa di buono c’è.
Tipo i Glasvegas.
Già dal nome (e dai testi, se ascoltate, noterete palesemente l’accento scozzese) si desume l’origine, Glasgow, che ne definisce anche il sound: stile brit, di quelle sonorità tipicamente inglesi che era da un po’ che non si sentivano.
Non sono figli del fashion, ma degli Smiths.
Non inseguono i campionamenti, ma si rifanno ai Jesus & Mary Chain (meno stridenti).
I Glasvegas pubblicano a fine 2008 un album di debutto coi fiocchi, preceduto qualche mese prima, dai singoli “Daddy’s Gone” e “Geraldine”, che ci hanno fatto innamorare di loro al primo ascolto. Le canzoni dei Glasvegas sono allo stesso tempo epiche e malinconiche, e cantano di situazioni di vita vissuta, ovvero i piccoli drammi della vita quotidiana, avvolgendo il tutto in un’atmosfera senza tempo: vi capiterà sicuramente ascoltando qualsiasi loro traccia di perdere il senso del tempo, poichè il loro sound è abbastanza diverso dalla maggior parte di ciò che esce oggi, collocabile più facilmente in una Inghilterra tra la fine degli anni “’80 e i primi ’90.
Ma possiamo anche trovarci suoni alla Editors, come in “Stabbed”, forse meno cupi, ma altrettanto profondi e avvolgenti, oppure reminescenze degli anni ’50 e ’60 ( “Polmont On My Mind” 2 “Go Square Go”), comunque sempre scanditi dall’emozionante voce di James Allen che ne esalta tutta la grandeur e la pomposità dei brani.
Insomma, una miscela di varie sonorità , ma tutte di altissima qualità , che lo rendono uno dei dischi di esordio migliori di questo 2008.
Credit Foto: TDM67, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons