Peel slowly.
La buccia va staccata lentamente.
Ok, questa è roba strana che sprizza Velvet Underground e acido un po’ da tutte le parti. “It’s Midnight In Honolulu”, disco partorito dai Palms, al secolo Nadia Korinth e Ryan Schaefer, è un distillato di garage grezzo, minimale e oscuro. Ma non solo. Il duo si avvale di rimandi anni settanta e di semplicissima elettronica (drum machines il più delle volte) per unire la nebbia del passato agli incubi rock del presente. E mi vengono in mente i Kills, anche loro in due, anche loro presi per mano dalla voce di un’affascinante fata dai capelli lunghi. E proprio la voce di Nadia in questo disco porta la mente direttamente al cospetto di Nico: l’accento tedesco rintracciabile anche nelle parole inglesi più comuni e una profondità di timbro, a volte, che cela tutto un mondo misterioso.
Se si va sulla pagina Myspace della band e si ascolta un solo brano, o un paio al massimo, si potrebbe rimanere confusi, specialmente se si ha la sfiga di beccare quelli in tedesco (nel disco 3 episodi non sono in inglese). Oppure portati fuori strada anche da un brano come “Leather Daddies”, bellissima canzone minimale e pop ma che non rispecchia appieno gli incubi di una band che ha sicuramente qualcosa da dire. Magari non è tutta farina del loro sacco, gli spunti più interessanti sembrano essere sempre ispirati a qualcosa di già sentito da decenni però sicuramente “It’s Midnight In Honolulu” rappresenta, se ascoltato e giudicato nella sua totalità , un bel disco elettrico con cui annodare in maniera ancora più psichedelica questo lunghissimo inverno.
Band Site
MySpace
2. End Of Term
3. Das Lowenfel
4. Monte Alban
5. New Moon
6. Hang Your Head
7. Leather Daddies
8. Agnieszka
9. Boundary Waters
10. Our Home