Da quella Danimarca mai avara nel partorire interessanti gruppi nell’ambito alternative arrivano i The Seven Mile Journey. Immersi completamente nel post-rock di matrice strumentale, la formazione scandinava ci propone la seconda fatica discografica in carriera dopo il discretto debutto, “The Journey Studies” targato 2006.
Esibendo una cura quasi maniacale anche per il minimo dettaglio sonoro, i quattro musicisti hanno cesellato un lavoro che si caratterizza per il forte impatto emotivo estrinsecato da una tensione positiva che permea le sei tracce in scaletta. Cupe atmosfere compenetrano i paesaggi musicali mentre fraseggi strumentali ricchi di pathos ondeggiano come maree improvvise travolgendo ogni resistenza. La partenza dell’album è devastante con “The Catharsis Sessions”, accordi minacciosi che lentamente si dipanano nella loro plumbea bellezza mentre sull’ascoltatore pende la scure dell’improvvisa esplosione distorsiva (catarsi per l’appunto). La successiva “Identity Journals (anonymous)” è pura gioia ipnotica per i timpani, melodie circolari che si sviluppano in maniera sequenziale senza tuttavia essere suonate fino al completo esaurimento, vero pregio dell’ensemble danese.
In un genere per alcuni morto e sepolto, i The Seven Mile Journey hanno piazzato un disco di pregevole fattura che non mancherà di intrigare gli amanti delle traiettorie strumentali. Per tutti gli altri qualcosa in più di una semplice curiosità .
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2. The Catharsis Session
3. Identity Journals (anonymous)
4. January 4th – The Hypothesis Hours
5. A Sanctuary for Lugubrious Tracy
6. Purification – The Journey Transcriptions