Non si può certo dire che Baikonour sia famoso: su internet non si trova quasi nulla eppure il francese Jean-Emmanuel Krieger non è proprio un novellino, essendo cresciuto musicalmente nella Parigi animata dai vari Daft Punk, Air e Laurent Garnier, e con lo pseudonimo Baikonour è già al secondo disco. Questo “Your Ear Knows Future”, lanciato sul mercato dalla Melodic (che mi aveva pure spedito un esauriente comunicato stampa con tanto di breve commento dell’artista, ma che malauguratamente non trovo più), è composto da nove tracce tutte strumentali ed interamente composte e suonate (a parte la batteria) dallo stesso Krieger.
Il nome Baikonour è ripreso da quello di una località kazaka famosa per ospitare una base missilistica dell’Unione Sovietica durante la guerra fredda e si intona con le musiche proposte dal trentacinquenne musicista francese: sono infatti suoni da deserto, da lande desolate, ma mischiati a un’inquietudine tutta moderna ed a tratti marziale. Le coordinate sono sparse tra wall of sound chitarrosi degni di Mogwai e Sonic Youth, inserti di synth che riecheggiano tanto le intuizioni mitteleuropee di Bowie quanto la frenesia ritmica di certo kraut e per condire il tutto vaghi sapori mediorientali non troppo convinti.
Il disco nel suo insieme è apprezzabile e piuttosto omogeneo, anche se a lungo andare mostra un po’ la corda e questa omogeneità sembra trasformasi in un andamento forse troppo monocorde: dopo un intro già molto esplicativo della volontà del nostro di districarsi tra synth e chitarre, le canzoni procedono senza troppi sbalzi (nè eccessive cadute di stile, nè veri picchi qualitativi). “Shikarettes & Khukuris” incede kraut e le chitarre giocano sul filo del rasoio tra spensieratezza e mistero, “Chiru” inizia pastorale per poi lacerarsi tra synth alla Tangerine Dream e chitarre alla My Bloody Valentine mentre “Fly Tiger” si pregia di un mood simile a certe fragili architetture firmate Television (echi dei quali ritornano anche in “Ye Ama Piooo!” e sul finire di “Tombahead”) prima di esplodere in un monolite hard-kosmische.
Non ha un gran senso continuare con il track-by-track per un disco di questo tipo: se infatti le soluzioni compositive non sono troppo varie, i paesaggi sonori descritti sono invece di più ampio raggio. Un album, come si diceva, che certo rimarrà sconosciuto ai più ed anche i pochi che lo ascolteranno non credo lo ameranno a dismisura, ma che si dimostra a suo modo visionario (anche se di una visionarietà magari un poco datata) e sincero.
MySpace
2. Shikharettes & Khukuris
3. Chiru
4. Fly Tiger
5. Double Happiness Wholesale
6. Ye Ama Piooo!
7. Tombahead
8. Summer Grass / Winter Worm
9. Look”… Wa!