Se conoscete Kelli Ali per il suo passato elettro-pop-dance-clash calmate le vostre aspettative, Perchè “Rocking Horse” è tutt’altro: una serie forse anche troppo lunga di canzoni pop/folk che vanno dal sapore medievale delle prime tracce dilungandosi in ballate al piano, pezzi quasi strumentali con struggenti parti di archi e pezzi lenti e celestiali da sogno.

La voce, nonostante lasci tutto lo spazio dovuto alla parte strumentale, è molto ben riconoscibile e particolare, con il suo timbro alto e tremolante, quasi infantile. La sua particolarità , se inizialmente fa rizzare le orecchie d’interesse, scorrendo le varie tracce diventa via via sempre più scomoda, ripetitiva, aiutata forse anche dalle melodie non proprio originalissime. La dolcezza non gliela toglie nessuno, ma questa non si accompagna sempre con la piacevolezza: dipende dai gusti. Se guardando una storia d’amore da lacrimuccia facile pensate anche che la musica sia molto bella, allora probabilmente questo album vi andrà  a pennello.

Da segnalare la traccia d’apertura, “Dancing Bears”, per la sua vena scanzonata che poi si ritrova a fatica negli altri pezzi. Flauti, chitarre, basso e glockenspiel compongono una melodia tranquilla e bucolica, ma abbastanza originale e sufficientemente allegra da risultare sicuramente piacevole, e con un titolo così sembra di scorgere orsi con ghirlande di fiori di campagna ballare musiche tradizionali.. un po’ come quelle illustrazioni ingiallite di libri per l’infanzia di tanti anni fa.

“The Savages”, pezzo medievale per eccellenza per fiati e glockenspiel e acustica e altro, si differenzia anche per la parte di voce, ‘catchy’ nelle strofe e ultra riverberata nel ritornello. Un pezzo composito che fonde vecchio e nuovo in un prodotto che al di là  di tutto non è niente male.

Altra traccia molto interessante, forse la perla vera e propria dell’intero lavoro, “Rocking Horse”: title track che comincia con una acustica in slide che fa un po’ western e assesta la melodia sincopata quel tanto che basta per rimanere in testa, poi con la voce ancora una volta allontanata nello spazio e nel tempo da un riverbero pesantissimo, poi parti di chitarra distorta e caldissima, poi percussioni profonde, faranno rimpiangere questi 3 minuti e mezzo di essere un così piccolo frammento all’interno di questo [Too] Long Playing.

Un disco lento, tranquillo, dolce, sognante che può senza dubbio piacere, ma che può anche risultare un po’ troppo dolciastro e prevedibile.

Cover Album
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Rocking Horse [One Little Indian – 2008]
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Similar Artist: Karan Casey, Martha Wainwright, Blackmore’s Night
Rating:
1. Dancing Bears
2. One Day At A Time
3. The Savages
4. Heaven’s Door
5. Urique
6. Rocking Horse
7. September Sky
8. A Storm In A Teacup
9. The Kiss
10. Flowers
11. Water Under The Bridge
12. What To Do
13. The Kiss Epilogue