“De conversa em conversa”, la cui traduzione letterale in italiano sarebbe “Di conversazione in conversazione”, è il titolo di una canzone di Lucio Alves e Haroldo Barbosa che Joà£o Gilberto ha interpretato spesso nelle sue esibizioni live.
Cosa sarebbe la MPB (Musica Popular Brasileira) senza Joà£o Gilberto? Non si sa.
La stessa domanda si potrebbe fare per la musica rock facendo riferimento ai Velvet Underground e ai Beatles rischiando di avere, al 90%, la stessa risposta.
Joà£o Gilberto. Mi ha cambiato la vita mostrandomi un altro percorso musicale, un altro modo di suonare la chitarra e di sentire musica. Quando l’ascoltai per la prima volta, non ci ritrovai nulla di geniale ma più procedevo con gli ascolti e più m’intrappolavo in una rete fitta, da cui non c’era possibilità di fuga.
Il primo disco che mi avvicinò al Brasile e a Joà£o Gilberto fu “Live at Umbria Jazz”, una registrazione perfetta fatta dall’Egea che documenta un concerto di Gilberto tenuto al Teatro Morlacchi di Perugia (in cui v’è anche la sede della casa discografica) nel 1996. Magnifico.
Caetano Veloso, nel suo libro “Verità Tropicale”, racconta che, quando uscì nel 1958 l’EP “Chega de Saudade/Bim Bom”, un suo amico gli disse : Caetano, devi per forza ascoltare questo brano, ti piacerà , dato che a te piacciono le cose folli.
Folle perchè l’esperimento di Joà£o Gilberto va ad inserirsi in una scena musicale brasiliana dominata da una musica chiassosa, più folk, che si potrebbe paragonare in un certo senso, non per affinità stilistiche, alla musica italiana prima di Modugno e di De Andrè. Joao Gilberto, invece, inaugura un nuovo modo di suonare la chitarra producendo, allo stesso tempo, armonizzazioni complesse e un ritmo pulsante, percussivo, ossessivo. Ma c’è di più : inizia a cantare con una voce sottile, atipica, seducente, che carezza l’orecchio ma che non aveva nulla a che vedere con le voci dei cantanti che l’avevano preceduto.
Fu una rivoluzione musicale che non venne subito capita.
Artista indisciplinato, seminale, solitario, perfezionista, è il sacerdote della bossa nova che quasi tutti gli artisti brasiliani (e molti artisti europei), da Caetano Veloso a Lenine, prendono come punto di riferimento.
Il “Live at Umbria Jazz” può essere un ottimo punto di partenza per avvicinarsi a Joao Gilberto e al panorama musicale brasiliano. Sicuramente è meno immediato rispetto a lavori come “Chega de saudade” o “Getz-Gilberto” ma rispecchia veramente e completamente l’anima di Joà£o . Dopodichè vi invito a comparare le versioni live registrate a Perugia con quelle registrate in studio e vi accorgerete di un altro tratto importante nello stile di Gilberto cioè la ripetizione.
Oltre a dilatare oltre misura i brani, Joà£o Gilberto è ossessionato dalla ripetitività , quasi come se volesse raggiungere una perfezione che non riuscirà , però, mai a conseguire. In ogni ripetizione, aggiunge (o toglie) qualcosa : fa spesso uso del controtempo, il testo viene dilatato all’inverosimile, l’ascoltatore non troverà mai una netta corrispondenza tra voce e chitarra.
In realtà , Joà£o Gilberto non è un chitarrista virtuoso ma ha avuto l’intelligenza e la bravura di sintetizzare in un nuovo stile tanti stili diversi (dal samba al jazz) vivendo la sua vita in funzione della sua musica, proprio come un monaco eremita vive in funzione delle sue preghiere e di Dio.