Kallish appartiene a quella tipologia di cantautori in grado di creare, grazie alla forza evocatica del proprio talento, immagini e sensazioni che combinandosi insieme formano un tutt’uno con la musica, una miscela tanto intima quanto ricca di suggestioni.
La sua ultima autoproduzione “The Nerve LP” è per cosi dire un disco bivalente, possiede una duplice chiave interpretativa, una musicale ed una figurativa capace, quest’ultima, di dare forma alle liriche create per lo più da chitarra acustica e voce, con qualche innesto di basso e percussioni molto soffuse. Undici tracce in bilico tra ballate alla Smiths e folk intimista, tanto struggenti quanto cariche di pulsioni positive, dove il songwriting del nostro deve molto alle composizioni della newyorkese Any Di Franco.
In tutto il disco si alternano pezzi dalla forte carica emotiva arrangiati a chitarra e voce e pezzi dove si fa largo una sezione ritmica scarna ma efficace in grado di tenere alta la tensione musicale dei brani che altrimenti sarebbero risultati, alla lunga, un pò troppo statici.
Tre sono i momenti più toccanti e meglio riusciti: la Dylaniana “Good To Me” con il suo incedere di rullante a mò di marcia e l’armonica che fa tanto south-east, “Bukowski” dove la voce e gli arpeggi di acustica di Matt Kallish diventano improvvisamente fantasmi del compianto Jeff Buckley. Il terzo momento saliente dell’album è “Honey, I Need To Talk”, pezzo in cui esce fuori tutta l’anima poetica di questo giovane artista statunitense, l’arrangiamento strumentale è scarno, in alcuni punti si fa fatica a sentirlo ma la voce è talmente calda e pastosa da tener alto il pathos del brano.
Sicuramente il ragazzo deve ancora crescere, infatti non tutto il disco regge il confronto con le sopra citate, ma nonostante ciò in “The Nerve LP” si sente forte e chiara l’anima di chi l’ha composto.
MySpace
2. Godspeed
3. Good To Me
4. Nerve
5. Bukowski
6. Honey, I Need To Talk
7. King Of Kings
8. Now And Again
9. Two Verses
10. King of Kings (Reprise)
11. Something To Someone