L’inverno è uno stormo di fiori che vola a testa in giù. E’ il sole che, stanco e timoroso, irradia luce pallida attraverso un tappeto di nuvole, il ricordo di qualcuno intrappolato in una bolla d’aria fluttuante regalata al vento e al destino. E’ la stagione degli acquerelli grigi e le tonalità minori, delle certezze scivolose come ghiaccio sull’asfalto, quando resti imbrigliato nel dubbio tra il restare ancora un po’ e quello di andartene via di corsa.
Esistono delle sottili connessioni tra le sensazioni tattili della stagione fredda sulla pelle e quelle eteree, annidate nella parte più recondita di noi stessi. Momenti statici in cui il meccanismo ad orologeria dentro la testa è pronto a mettersi in moto, magari ascoltando il disco giusto nel momento giusto. Coincidenze ed incastri speciali, come un pacco dono a compenso per la nostra pazienza. Il tutto si è materializzato in un instante, adesso, quando l’intima fragilità di una voce ha riempito gli angoli della mia stanza.
Barzin preferisce i sinuosi percorsi dello slow-core, il sussurro al rumore, il chiaroscuro alle tinte forti. Questa volta è puntuale come l’alba all’ingresso del giorno, ha scelto il momento migliore per farsi avanti e stringere in un abbraccio fragile, ma rassicurante. Canzoni classiche, che non hanno la pretesa di rinnovare nulla in ambito pop, che hanno bisogno di incastrarsi con le nostre suggestioni remote per essere comprese sino in fondo. Anche una sostanza più cantautorale rispetto al passato, come se Damien Rice fosse il cantante degli Spain, come se i Sophia lasciassero da parte gli ultimi sussulti elettrici della loro essenza. Un carillon d’autore, un vecchio giocattolo che funziona ancora perfettamente.
Se non chiedete la pioggia, se non avete bisogno di vivere un viaggio restando in contemplazione della strada macinata dietro al vetro di un finestrino, allora questo forse non è ciò che fa per voi. Al contrario, se serbate dentro l’inverno perpetuo e ogni tanto la stagione fredda vi viene a trovare nel vostro letto, tutto quello che dovreste fare adesso è lasciarvi andare a queste nove canzoni, scritte col cuore tra le mani e gli occhi rivolti al cielo grigio perla.