Ethiopic Jazz meet Avant Psych Funk: al terzo volume della serie “Inspiration Information”, nata con l’idea di far incontrare un artista contemporaneo con uno dei suoi miti del passato, la Strut Records pesca il jolly e pubblica uno dei dischi più belli di inizio 2009, quello nato dalla collaborazione tra il Dio africano Mulatu Astatke e gli Stones Throwers d.o.c. Heliocentrics.
Ma cos’è l’Ethio Jazz? Chi è Mulatu Astatke? E a quali suoni sono devoti gli Heliocentrics? E’ presto detto. Re Mulatu è uno di quei musicisti che quando compongono fanno la Storia, uno di quei geni che sviluppano la loro arte ignorando sia i confini tra i generi che, di conseguenza direi, quelli geografici. Nel caso del vibrafonista Astatke, il cuore pulsante della propria arte è afro come non mai: trattasi di Jazz, spesso a tinte free, generato nelle terre etiopiche. E, dunque, profondamente influenzato dai ritmi e dalle strumentazioni africane. Tuttavia, Mulatu è distante anni luce dall’idea di “‘world music’ tradizionalmente intesa. Nato nel 1943 a Jimma, il più grande centro urbano dell’Etiopia sud-occidentale, il Nostro inizia giovanissimo ad interessarsi al Jazz, decidendo prontamente di approfondire il discorso trasferendosi prima a Londra, poi a New York ed infine a Boston, dove diventa il primo studente africano a frequentare i corsi del Berklee College of Music. Grazie a questi numerosi soggiorni, che negli anni Settanta gli consentiranno di lavorare con gente del livello di Duke Ellington, Mulatu inizia pian piano ad innestare nelle pulsioni musicali della propria terra elementi sempre più diversi: dalle ovvie aperture “‘free’ fino ad influenze Latin, Funk e Psichedeliche. Come ogni outsider che si rispetti, Astatke, è rimasto sconosciuto al grande pubblico per gran parte della sua gloriosa carriera, finchè, nel 2005, Jim Jarmush non inserisce una sua composizione nella colonna sonora di “Broken Flowers”. Da lì in poi, finalmente, per il Nostro inizia una seconda giovinezza, grazie a diverse collaborazioni (non ultima, quella con i Baustelle di “Amen”) e a decine di concerti tenuti con la fida Either/Orchestra sia negli States che, soprattutto, in Europa.
E sarà proprio in occasione di uno di questi concerti – il live al Cargo di Londra del 17 aprile scorso – che l’africano incontrerà per la prima volta gli Heliocentrics del batterista Malcom Catto, collettivo inglese dispensatore di gemme lisergiche Jazz-Funk-Elettroniche già benedetto da sua maestà Madlib ““ che con Catto ha collaborato sia per il capolavoro “Shades Of Blue” che per alcuni fantastici pezzi degli Yesterdays New Quintet ““ e da Dj Shadow.
Il frutto di questa fascinosa liason è “Inspiration Information Vol.3”, vale a dire il primo album di Astatke da 20 anni a questa parte e, diciamolo pure, il punto più alto di tutta la produzione targata Heliocentrics. Totalmente strumentale, eccezion fatta per l’opening track “‘Masenquo’, il disco è pura lisergia jazz-cinematica africana, un qualcosa di davvero unico nel panorama musicale contemporaneo, stilosamente in equilibrio com’è tra la vena Ethio di Mulatu e i fuzz psichedelici da oscuri 45 giri Funk anni 70 degli Heliocentrics. Invero, va detto che tra la musica del Maestro e quella dei discepoli sono i suoni del primo ad essere predominanti nel disco, tanto che più di una volta sembra di ascoltare una versione più Psych di “Ethiopiques Vol.4” di Astatke. Ciò detto, gli eliocentrici ci sono e si fanno sentire: a volte in modo più marcato – come nella possente “Addis Black Widow”, molto vicina alla Cinematic Orchestra periodo “The Man With The Movie Camera” -, altre volte offrendo i loro armamentari elettronici a incalzanti fiati Rastafari ““ come nella frenetica spy story “Esketa Dance” e nell’allucinata “Live From Tigre Lounge” -. Pezzo dell’album: “Anglo Ethio Suite”, ovvero 9 minuti e 41 secondi in compagnia di un Sun Ra in trip ancestrale.
Massimo rispetto per Mulatu Astatke e The Heliocentrics, dunque, e chapeau alla Strut Records, label sulle scene da appena un paio d’anni eppure già in grado di inanellare un disco straordinario dopo l’altro.