Abbandonati i tempi in cui le sorprese arrivavano dal rock’n’roll, dobbiamo abituarci a vivere ere geologiche in cui le imprevedibilità provengono da insospettabili musicisti folk. Un paio d’anni addietro Phosphorescent – nome d’arte di Matthew Houck – aveva imbottito di mescalina Nashville ed aveva tirato fuori un album alcolizzato e visionario, un barcone alla deriva guidato da un coro gospel in gita a Woodstock.
Ti aspetteresti, a buon ragione, qualcosa di simile, che lambisca la pazzia tralasciando i canoni della canzone classica. Magari vagheggeresti una qualche tragica vicissitudine che renda epico il percorso. Invece Houck se ne frega altamente e spiazza tutti. Infatti ritorna sulle scene con un disco tributo a Willie Nelson – leggenda ultra settantenne del country americano che a sua volta nel 1975 coverizzò, in un suo album, brani di Lefty Frizzel, utilizzando la medesima grafica adoperata da Phosphorescent per la sua copertina -, suonando alcune delle sue canzoni meno conusciute.
“To Willie” non è un semplice tributo riempi-curriculum tanto per fare i fighi, ma è una variazione sul tema ad opera di uno dei più promettenti autori americani. Matthew Houck filtra l’immaginario del suo mito attraverso una voce sgraziata, tragica, traballante, randagia. Rivisitazioni d’alta scuola ritoccate da una classe cristallina ripropongono al pubblico degli anni ’00 un pezzo della tradizione musicale americana, ripulendo i solchi polverosi con gusto moderno ad alto tasso di intuizione melodica. Insomma “To Willie” è un album da gustarsi pezzo dopo pezzo, arrangiamento dopo arrangiamento, ulteriore testimonianza della grande personalità di un astro nascente del folk contemporaneo.