Tutti sappiamo chi è Pete Doherty: le sue tragiche vicende riportate a cascata sui tabloid di tutto il mondo; la droga che mangiava l’ex-libertine, e la stampa che lo azzannava a sua volta per soddisfare l’appetito della cronaca rosa.
”Grace/Wasteland” è il suo primo esperimento da solista, molto se ne era parlato di questo progetto negli anni passati, cosi tanto che a forza di aspettare l’opera finita molti se ne sono dimenticati, e una volta ricevuta la notizia il movimento della mia faccia è stato millimetrico, forse nemmeno c’è stato. Diciamola tutta, il contributo di Graham Coxon e la supervisione di Stephen Street hanno sicuramente buona parte del merito nell’aver portato a fine il progetto di Doherty.
Quindi eccomi ascoltare l’album, premetto che anni addietro ero un enorme fan dei Libertines, tanto da tatuarmi la scritta libertine, quindi la maggior parte delle canzoni mi porta indietro a quelle registrazioni home-made a volte toccanti, e spesso crackeanti. L’inizio non è dei migliori, è piatto e scialbo, forse è proprio l’ambiente fumoso delle versioni caserecce che manca, nel quale si intravedeva una perla di canzone se fosse stata sviluppata a dovere, ma qui di perle non se ne vede nemmeno l’ombra. E io rimango con una mezza smorfia, a essere obbiettivi potrei dirvi che in fin dei conti è un bel disco, ma non voglio esserlo perche a mio parere questa è un occasione sprecata da Pete Doherty, aveva la possibilità di puntare i riflettori sulla sua musica, invece non ci sono particolari spunti, a parte qualche accenno a stili diversi un po sorprendenti come il sibillino piano-bar di ”Sweet By And By”, il richiamo a Bowie in ”1939 Returning”, o lo stesso singolo ”The Last Of The English Roses” che alla fine non dispiace. Soprattutto nel finale le cose si movimentano un po’ con ”Palace Bone” e prendono la giusta piega nella magnifica ”Broken Love Story”.
Alla fine l’album è di media fattura, tra un po’ di country-folk e un croonerismo un po’ malato, Doherty strizza l’occhio come d’abitudine alla terra di Albione, ma senza fare quel passo in piu che almeno io attendevo col suo debutto solista. Per il futuro Doherty ha già in cantiere il terzo album dei Baby Shambles, ma la collaborazione con Carl Barat in ”A Little Death Around The Eyes” lascia presagire a una possibile reunion dei Libertines, non so cosa possano combinare ancora assieme, speriamo qualcosa di buono, ma i tempi migliori sembrano ormai passati.
2. Last Of The English Roses
3. 1939 Returning
4. A Little Death Around the Eyes
5. Salome
6. I Am The Rain
7. Sweet By And By
8. Palace Of Bone
9. Sheepskin Tearaway
10. Broken Love Song
11. New Love Grows On Trees
12. Lady Don’t Fall Backwards