Dieci anni fa: “Relationship Of Command”, At The Drive In. Uno di quei dischi che ti possono cambiare la vita, un nuovo modo di approcciarsi al post hardcore. Metodo, aggressività , melodia e quel pizzico di sperimentazione che non guasta. Il chitarrista era quest’uomo qui, nato a Porto Rico trentaquattro anni fa. E da allora tutto è cambiato. Sono nati i Mars Volta (fondati insieme alla voce degli At The Drive In, Cedric Bixler Zavala) che hanno virato le sonorità e l’approccio allo strumento di Omar Rodriguez-Lopez verso lidi più “‘free’, spesso e volentieri accostati a una parola che fa tanta paura: progressive. Essendo un artista iperattivo il nostro, nel frattempo sono stati pubblicati ben otto suoi album solisti (più collaborazioni varie, da John Frusciante a Damo Suzuki, passando per Lydia Lunch: si tutto di più). E l’ultimo arrivato è questo “Old Money”.
Pubblicato da una delle etichette simbolo della produzione hip-hop indipendente di questi anni, la Stones Throw (Madvillain, J Dilla, Quasimoto) e registrato tra il 2005 e il 2006, “Old Money” nasce, secondo lo stesso Rodriguez, come un potenziale seguito di “Amputechture” dei Mars Volta (pubblicato nel 2006), fino a quando le soluzioni sonore da lui prescelte per il disco della sua band “‘principale’ non sono cambiate. Le reminiscenze dei Volta ci sono tutte, soprattutto nel suono della chitarra di Omar. Basta ascoltare la prima traccia, “The Power Of Myth”, per rendersene conto. Fattore causato anche dalla scelta dei musicisti di contorno, tutti del giro Mars Volta, sia nel passato che nel presente. Ma rispetto al passato (anche avendo ben presente gli altri lavori solistici di Rodriguez) “Old Money” è in un certo senso più diretto per la gran parte delle tracce (con le dovute eccezioni: “How To Bill The Billderberg Group”, ad esempio). Una giusta commistione tra rock, funky, psichedelica, ritmi serrati che virano presto verso sonorità più rilassate, e anche improvvisazione pura e dura (“Trilateral Commission As Dinner Guests”). Il punto più alto, per gli amanti delle jam lunghe e cervellotiche, è la traccia finale, “Old Monday”, quasi dieci minuti di viaggio tra la psichedelica e il progressive, un primo Santana in acido.
Quindi uno dei lavori più accessibili del nostro, in grado di compiacere sia gli amanti del gruppo più amato-odiato dei nostri tempi (i Mars Volta, per l’appunto), che un ascoltatore non totalmente avvezzo a queste sonorità che vuol provare qualcosa di diverso.