Una giornata pessima, si capisce già dal brutto tempo, odio tenere la luce accesa durante il giorno per colpa di qualche enorme nuvola che ha deciso di puntare dritto su di me e scaricare tutti i suoi contenuti, fortunatamente con una luce celestiale spunta un dito dal cielo e mi indica il nuovo cd dei Rakes, salvezza? Perdizione? Oblio? E’ giunta la mia ora? Boh, non so cosa aspettarmi anche se la copertina sembra invitante, scopro che Alan Donohoe e compagni sono andati a Berlino a registrare il loro terzo capitolo in un ex-studio della DDR, in poche parole mostrando il dito medio alla scena inglese come io è tutta la mattina che apro la finestra mostrandolo al cielo.
Terzo album, ah il famigerato terzo album, quanti lo hanno fallito, soprattutto i compagni musicisti che erano approdati sulla scena più o meno assieme ai Rakes, che con canzoni come ”Retreat”, ”Strasbourg” e ”Work Work Work” avevano fatto sgorgare litri di sudore a molte persone. Non so se sia stata l’aria berlinese a riempire i polmoni di questi quattro ragazzi, ma l’album supera le mie aspettative, obbiettivamente forse un po’ troppo negative, alla fine i Rakes fanno la cosa più semplice, più scontata, ma che si rivela vincente, riprendono il post-punk del loro esordio e solo occasionalmente lo spolverano con qualche melodia più pop e riconducibile al precedente ”Ten New Messages”.
Ritornano con forza i ritmi epilettici già dalla prima ”You’re In It”, le chitarre scivolano sul ghiaccio tra riff veloci e up tempos, ma spuntano anche pezzi calmi come la scanzonata ”The Light From Your Mac”; nessuna canzone si impone sulle altre, rendendo il cd compatto e molto piacevole all’ascolto tra un forte richiamo ai Fall e qualche accenno a Julian Casablanca & Co. I Rakes mi sono sempre stati simpatici, forse per quell’aspetto un po’ nerd e quell’aria da semi intellettuale che aleggia sul frontman, uno dei pochi capace di inserire nei pezzi qualche significato, so che può sembrare poco ma credetemi non lo è visto chi bazzica con loro in questo genere musicale.
Ad ogni ascolto il disco cresce, come si riesce piano piano ad apprezzare a pieno le sfumature della voce del cantante tra qualche coretto e tra qualche mugugno come in ”The Woes Of The Working Man”. Mi levo il sudore dalla fronte cacciando la paura di un disco mediocre, canticchio ”1989” lalalalalala its’ all right! anche se fuori continua a piovere non ha più importanza, ringrazio il cowboy che gentilmente mi ha indicato il cd dal cielo e gli raccomando di passare pure da voi, non è un disco da top-ten ma è un ascolto piacevole e una buona prova della band inglese.
Band Site
MySpace
2. That’s The Reason
3. The Loneliness Of The Outdoor Smoker
4. Bitchin’ In The Kitchin’
5. The Woes Of The Working Woman
6. 1989
7. Shackelton
8. The Light From Your Mac
9. Muller’s Ratchet
10. The Final Hill
11. Never Get Married
THE RAKES su IndieForBunnies
Recensione “TEN NEW MESSAGES”