Secondo approdo discografico per questi promettenti indierockers campani, discepoli del buon Paolo Messere (patron della Seahorse Recordings e leader dei Blessed Child Opera) e di nuovo un lezioso gioco di parole in copertina. A parte questo, già a partire dal titolo del disco (al quale è bene dirlo hanno collaborato Davide Arneodo dei Marlene Kuntz, Francesco Di Bella dei 24 Grana e il trombettista Luca Fadda), si intuisce la direzione che per l’occasione è stata presa dalla band in campo linguistico. Stavolta i quattro hanno deciso coraggiosamente di estendere l’uso del francese a tutti i testi dei brani. Il risultato è vincente. Le liriche francofone si adattano molto bene allo stile e ai suoni adottati dal quartetto.
“Merci-Cucù” è un lavoro meno contorto, dilatato e ombroso di “Dada Danzè”, un po’ meno cupo, ma è anche più tagliente. Si parte sparati con la cavalcata dai toni surreali di “Monsier Paul”, dove si incontrano claustrofobici garburgli chitarristici, giocosi zampilli di flauto e amarognole melodie di violino. Cavalcano pure loro inquiete e nervose sfoggiando agili muscolature funk-punk “J’arrive A Voir”, “Rien N’Est Parfait” e “Je Dors Debout”, senza rinunciare a una certa briosità , data soprattutto dai ritornelli gonfi di vitalità in cui troviamo un Cozzolino più sicuro delle sue doti vocali, meno introspettivo e timido. Infine, tra i pezzi dal passo lesto della nuova collezione troviamo anche Laisse nour la mer, vera perla di “Merci Cucù”, indomabile destriero post-punk dal manto nero che solo frasi crepuscolari ma mai troppi tristi di tromba sono in grado di ammansire. Gli El-Ghor comunque non rinunciano affatto ad atmosfere sospese , come nella dolcissima ninna-nanna da carillon di “Mèmori Aide Moi” o nello spettrale valzer di “Cucù-Tete”, per non parlare della struggente strumentale Nessuno mi risponde, incantevole epilogo dell’album a base di archi e piano (non è facile togliersi dalla testa, in particolare, il primo dei due temi che si alterneranno ciclicamente durante la traccia, ammantato di una malinconia infinita).
Non posso poi non citare “Qu’est-ce Que Vous Voulez?”, la quale parte come un folk-rock candido e immateriale per poi incollerirsi durante il cammino e quindi prendere a vomitare terribili fraseggi luciferini.
Dopo un primo album più che buono, con questo “Merci Cucù” gli El-Ghor hanno conquistato definitivamente i miei padiglioni auricolari ed il mio cuore.
è proprio il caso di dire, chapeau!