E va bene lo dico: mi sono rotto le palle di rotolare tra l’erba di un campo in fiore. Sono incazzato nero e ho voglia di sporcarmi di grasso, di puzzare di gasolio bruciato, di parlare sboccato, di strusciarmi nel fango, di fare bordello. Insomma ho voglia di rock’n’roll, quello vero, lontano mille miglia da televisioni vendute e riviste rimbambite. Guarda caso quando si parla di visceralità e cattive maniere in musica, si finisce quasi sempre tra le parti della Fat Possum, casa discografica che fiuta il lercio di classe come poche.
Gli Heartless Bastards sono al loro terzo disco, vengono da Dayton, Ohio, ed il fatto che li conoscano in pochi è un vero peccato . Il power trio guidato dal caschetto biondo di Erika Wennerstrom è una furia della natura, un uragano che avrà fatto danni nelle birrerie di mezza America. Immaginare i Pixies perdersi tra le folate infuocate di una southern rock band sarà la cosa più semplice del mondo, dopo esser stati risucchiati tra le pieghe di “Early In The Morning”, ad esempio.
A rendere questo disco un giocattolo divertentissimo, oltre alla sfacciataggine della Wennerstrom ““ autrice di tutte le musiche e di tutti i testi -, è l’alternanza tra pezzi adrenalici curati nelle mille sfumature che offrono e ballate da fine sbronza che odorano di cieli sfatti e birre doppio malto. Metteteci anche un’innata capacità nel chiudere il cerchio con melodie accattivanti venate di sporcizia blues ed il dado è tratto: “The Mountain” si rivela essere un corpo sudato che non ha esaurito la sua voglia di dimenarsi. La sezione ritmica guidata da Doni Schroader alla batteria fa il resto e riempie la scatola cranica di insani propositi pronti a sfociare in volumi alzati al massimo.
Dall’inizio alla fine l’ascolto di questi ‘Bastardi’ americani è una corsa a perdifiato, che sa regalare anche momenti bucolici, laddove la Wennerstrom si traveste da Karen Dalton e cesella quadretti folk acustici bagnati di reminescenze country, scavando tra le suggestioni della sua voce spessa e potente. Ma sono parentesi che non distolgono dal sabba elettrico che innerva l’intero album, il quale, tra l’altro, porta la prestigiosa firma di Mike McCarthy degli Spoon in fase di produzione.
Se cercate un disco che non vi mandi a dire le cose, che sia potente e diretto, ma che allo stesso tempo rappresenti un raffinato spaccato su cosa possa essere il rock’n’roll oggi, avete trovato quello che fa per voi. It’s only rock’n’roll but I like it, dicevano gli antichi. Ed è tutto fottutamente vero.
2. Could Be So Happy
3. Early In The Morning
4. Hold Your Head High
5. Out At Sea
6. Nothing Seems The Same
7. Wide Awake
8. So Quiet
9. Had To Go
10. Witchypoo
11. Sway