Il nuovo lavoro dei Sonic Youth, ormai non più giovani da qualche anno, prende le distanze dai loro ultimi album in studio e riprende un po’ i vecchi temi a cui Kim Gordon, Thurston Moore e Lee Ranaldo ci avevano abituati.
“The Eternal” parte con la tiratissima “Sacred Trickster”, puro punk-rock che vede come cantante l’arrabbiatissima Kim Gordon.
Non c’è eccessiva sperimentazione ma si percorrono soluzioni sonore/soniche di alto livello. Il passaggio alla Matador, etichetta indipendente tra le più prestigiose di New York, non solo segna una frattura con la Geffen ma, paradossalmente, un passaggio verso una nuova dimensione, più matura e consapevole, in cui il suono arrugginito delle chitarre elettriche distorte non è solo un mezzo per portare fuori uno stato d’animo, esistenziale, per metterlo a disposizione di una platea di giovani, più o meno infervorati, ma diviene funzionale al testo che, comunque, i Sonic Youth hanno sempre considerato come uno degli elementi fondamentali della loro musica.
“The Eternal” non aggiunge nulla di nuovo alla loro discografia, se non alcune semplici ma intriganti virate melodiche, ma conferma la grandezza di una band che riesce ancora ad emozionare.
La prova ‘senza infamia e senza lode’ che hanno offerto sul palco “Estrella Damm” del Primavera Sound Festival ha deluso, forse, una parte del pubblico che era accorso lì per vederli ma ha offerto una manciata di nuove canzoni che sono state la parte più interessante della serata, emozionando anche più dei brani che la band ha pescato dall’album capolavoro “Daydream Nation”.
Ritornando a “The Eternal”, non è, quindi, un album fondamentale ma si può considerare come una specie di bignami della storia della gioventù sonica.
è ipnotico, allucinante, coinvolgente, si lascia ascoltare facilmente e ha il merito di aver fatto uscire il gruppo da una ‘crisi artistica’ che, almeno secondo il mio parere, durava da troppi anni.
Ormai, nemmeno a loro interessa più cercare nuove soluzioni, modellare diversamente i suoni e, quindi, mirare ad altro ma vogliono dimostrare di essere ancora vivi e di saper fare ancora bene il loro mestiere che, però, purtroppo è divenuto un vero e proprio lavoro, che frutta denaro, e non un mezzo puro per veicolare le proprie sensazioni.
La poesia beat, state tranquilli, quella c’è sempre, c’è anche un omaggio a Gregory Corso ma “The Eternal”, più che essere la novità musicale del 2009, può essere paragonato ad una visita ad un museo o ad una mostra di un artista scomparso. Si può rimanere a bocca aperta dinanzi a tanta arte ma, purtroppo, si ha la consapevolezza di ammirare qualcosa che appartiene al passato.