Facciamo finta che l’ignobile disco in collaborazione con Bonnie Prince Billy non sia mai esistito e riflettiamo sul passato, sul presente e sul futuro dei Tortoise.
Sono passati cinque anni dall’ultimo, debole “It’s All Around You”.
Otto anni dal penultimo, deboluccio, “Standards”.
Addirittura undici anni dal capolavoro “TNT”.
Tredici anni dal capolavoro insuperato e insuperabile “Millions Now Living Will Never Die”.
Quindici anni dall’incompreso ed incomprensibile disco d’esordio omonimo.
Al netto dei due capolavori e delle compilation di b-side sparse qua e la, cosa resta della carriera dei Tortoise? Hanno sì inventato un certo modo di far musica, sono stati a modo loro rivoluzionari, hanno avuto un impatto decisivo sulle sorti della musica (post) moderna ma poi si sono incartati in una serie impressionante di masturbazioni mentali difficili da digerire, tant’è che a cinque anni dal loro ultimo vero album la gente praticamente si sta scordando di loro. Anzi, la gente sta già iniziando a rimuovere i Tortoise, per sostituirli con altri feticci da esibire in alta società .
Ma i Tortoise ci sono ancora.
I più li davano già per spacciati o, peggio, morti e sepolti. Superati a sinistra dai pur ottimi danzatori cosmici Holy Fuck ““ con le loro krautissime galoppate a cavallo di un destriero dalla cassa dritta e dalla droga di ottima qualità ““ al centro dagli immensi Battles e a destra dalla reunion degli Slint ““ reunion che fortunatamente non ha avuto come seguito dischi nuovi ma non ha mancato di emozionare gente che pensa di vivere ancora nel 1992 ma finge di vivere al giorno d’oggi (anzi, finge di vivere e basta).
Secondo i più, le mode passano.
E invece come al solito i più sono stati smentiti. I Tortoise sono morti, risorti e sono venuti fuori con un disco impossibile. Uno di quelli che al primo ascolto sono una botta pazzesca, e ad ogni ascolto successivo crescono, sembrano poter essere in grado di prendere vita da un momento all’altro, vogliono uscire dalle casse del tuo stereo per rapirti e portarti lontano. In definitiva, un disco che se lo ascolti troppo inizia a colarti il cervello dalle orecchie e comunque ti chiedi come possano i Tortoise essere arrivati a concepire un’opera di tale portata (probabilmente se lo chiedono anche loro, ma questo è un altro discorso).
Azzardo: “Beacons of Ancestorship” è il loro disco migliore. Il più completo, il più ‘pop’, il più drogato, il più straniante, il più tradizionalista ma contemporaneamente il più moderno ““ c’è un gran bisogno di apertura mentale al giorno d’oggi. Sintetizzatori da coma farmacologico (“Northern Something”), sigle concepite dalla mente dei Kraftwerk per telegiornali immaginari concepiti dalla mente dei Kraftwerk (“Penumbra”), il solito intermezzo morriconiano (“The Falls of Seven Diamonds Plus One”), il solito intermezzo morriconiano scritto da Ennio Morricone sotto effetto di peyote (“Minors”), una drum’n’ bass suonata a velocità dimezzata dal supercomputer HAL 9000 di “2001 Odissea nello Spazio” (“Monument Six One Thousand”), “2001 Odissea nello Spazio” (“Charteroak Foundation”). Immensi.
I Tortoise potrebbero anche fermarsi qua. Sono già entrati definitivamente nella storia, ma temo che non si fermeranno ed usciranno con un disco sulla falsariga di quello con Bonnie Prince Billy. Temo il peggio.