Ci sono arrivato solo ai tempi di “Yankee Hotel Foxtrot”. Da quel giorno i Wilco per me sono stati come un amico con cui sei cresciuto, con cui hai condiviso le cose portandoti dietro l’incoscienza della giovinezza e la spensieratezza di chi il futuro non lo guarda, godendosi l’attimo giorno dopo giorno. Poi a ritroso con gli album precedenti, da “AM” a “Being There” e “Summerteeth” è stato un bellissimo viaggio on the road, con i finestrini rigorosamente aperti ed un occhio sul paesaggio circostante. Ne abbiamo lasciata di polvere alle spalle, abbiamo nuotato nel fango fino ad arrivare in cima alla collina a goderci il sole morire dietro l’orizzonte livido.

Poi, si sa, le cose sono sempre soggette a mutamenti e il tanto elogiato “A Ghost Is Born” ha cambiato le carte in tavola, giocando con la sperimentazione, usando la testa più che il cuore. Ed è un po’ come se quell’amicizia si fosse presa una pausa, senza nessun tradimento, perchè spesso le strade delle persone si separano senza un’effettiva rottura. Oppure c’è qualche ragazza di mezzo che spezza gli equilibri e costruisce mura apparentemente invalicabili. Ma non credo che quel bel sorriso sotto i capelli biondi e ricci abbia mai compromesso qualcosa di serio tra noi. Infatti due anni fa arrivò “Sky Blue Sky” e noi tornammo a parlarci di nuovo, sorridendo, anche se poi, chiusa la porta di casa, le nostre distanze tornarono quelle di prima.

Oggi, “Wilco (The Album)”.
Abbiamo cambiato auto, ma abbiamo ripreso a viaggiare insieme, con qualche ruga in più e con la stessa voglia di prima. Meno incoscienti, col futuro davanti che ci sembra un’incognita angosciante e minacciosa. Ma siamo tornati noi due e le nostre chiacchiere. Ci sono almeno quattro motivi validi qui dentro, ballate che sanno di grande classico e ti mettono ko: “One Wing”, “You And I” (con la voce di Feist a duettare con Tweedy),”Solitaire” e la conclusiva, lancinante, “Everlasting Everything”. Basterebbero solo queste tquattro canzoni a proiettarti in una dimensione diversa, cambiando la prospettiva e sfiorandoti la pelle con un rigenerante brivido di freschezza. C’è una classe immensa in ogni nota del disco, almeno due spanne sopra ogni altra band di ‘americana’ contemporanea. C’è sostanza, emozione, melodia, profumo di girasoli, mille sorrisi e qualche pianto amaro. Con la certezza che voltarsi indietro non cambierà  le cose e che oggi siamo di nuovo qui a guardarci negli occhi. Ad accogliere il nuovo biondo sorriso che ci verrà  a trovare sulla soglia della nostra porta e chi farà  fare a pungi ancora una volta. Siamo pronti, come prima ed inevitabilmente diversi. I Wilco sono tornati ad essere uno dei miei migliori amici di sempre.

Photo Credit: Peter Crosby