Coraline ha 11 anni, i capelli blu e un impermeabile giallo.
Il suo mondo però è grigio-nebbia e lei, nella nuova casa dell’Oregon, si annoia a morte.
Una piccola porta e un varco aperto da dei topolini e Coraline scoprirà un mondo di lucenti meraviglie. Ma non è tutto oro quel che luccica, soprattutto se si tratta di bottoni.
Dal guru dello stop motion Henry Selick, (“Monkeybone”, “James E La Pesca Gigante”, “Nightmare Before Christmas”) “Coraline” è una sorta di rivisitazione del carrolliano “Alice in Wonderland”: un vero e proprio viaggio attraverso la botola.
Come Alice, tediata oltre misura dalle lezioni della tutrice si addormenta per seguire il Bianconiglio, così Coraline va sulla traccia degli strani topini circensi che le apriranno la via per un mondo di strabilianti follie.
Tratto dall’omonimo libro per bambini di Neil Gaiman, vincitore di innumerevoli premi (Hugo, Nebula, Bram Stoker), Coraline per tutta la durata della pellicola ci trasmette un ininterrotto senso di piacevole, sognante, inquietudine.
Sensazione del resto comune a tutte le favole di bambini perduti degne di tale nome.
Da Hansel e Gretel al Mago di Oz passando per Pollicino, Coraline si dichiara degna di passare attraverso la storia del cinema aggiungendo un plusvalore dato dalla sua modernità unita propriamente ad un messaggio antico. Con questa favola di formazione, sanzionatoria ma avvincente si torna, nel mondo dell’animazione, dopo anni di musical-cartoon infarciti di buoni sentimenti, a parlare di streghe cattive e fughe tanto inutili quanto dannose ma sicuramente divertenti. Qualcosa che ci fa pensare a un ritorno delle paure antiche che nei decenni erano state messe a tacere. Paure e sanzioni dove la lezione che ne trapela è quella dell’umiltà e dell’accontentarsi di ciò che si ha, anche quando ci appare grigio e mediocre.
Ma non si pensi che Coraline sia una favola di rassegnazione, un inno alla mediocrità .
All’opposto l’opera ultima di Selick è piuttosto elegia della famiglia, del valore delle piccole cose quotidiane in un mondo iperpigmentato e vacuo, fondato su una superficie che cela un orrorifico vuoto. Un esortazione insomma a tenere sempre gli occhi bene aperti, anche quando si sogna.
Inquietudine quindi, negli sguardi in 3D dei bambini, ma anche in quelli dei grandi, vittime forse ancor più designate del fascino del fatuo rappresentato dal mondo dell’Altra Madre.
Un’Altra Madre bella e divertente, piena di doni e attrazioni, nel cui regno s’esibiscono finte sirene davanti a una platea di cani abbaianti.
Un’Altra Madre in realtà mantide e ragno pronta a rubare l’anima a chiunque si abbandoni alle sue volontà .
Coraline, mischiando quindi inquietudine e divertimento si rivela un’impareggiabile parabola dei tempi moderni.