Di primo acchitto ti viene subito da pensare a certa new-new-wave danzereccia e “leggera”. Insomma, è un terreno che da qualche anno a questa parte è stato battuto da moltissime band. Poi invece ti rendi conto che il motore vero della band è un power-pop quasi psichedelico, dal retrogusto sessantiano. Insomma lo spumeggiante esordio dei nostrani (in realtà composti da un serbo, uno svizzero, un messicano e solo da un italiano “vero”) Mercury Drops , dopo svariati ascolti pieni di sospetti e dubbi (anche per colpa di un’immagine esageratamente “cool”), si è rivelato un prodotto di valore, plasticoso sì, ma si tratta di plastica viva e intelligente. Coloratissima, senza infastidire. Divertente, senza rimbambire.
Quindi, mentre si crede di avere tra le mani un prodotto assolutamente modaiolo, in realtà si scopre che di modaiolo anzi non c’è poi molto. Il trend è sfiorato tangenzialmente, ma poi si va altrove.
Tranne l’ultimo brano, la ballad psych “Love Is The End” (probabilmente la vera perla di quest’album), la brillante formula sonora impiegata dai Mercury Drops consiste sempre (anche se con soluzioni e dinamiche diverse) nell’utilizzare vivaci trame tastieristiche, ritmiche spigliatissime, melodie tra il malinconico e il brioso e aperture corali ai microfoni.
Per culi e piedini di classe, collegati ad un minimo di cervello.
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2. A Girl
3. Two Drops
4. Mechanical Man
5. Yule
6. My Mother Told Me
7. Bye Bye Candy
8. Eisbaer
9. Lemons Are Kisses
10. Love Is The End