Violenza, rumore e distorsioni. Le tre parole per definire i Love in Elevator, il trio che apre agli headliner aretini Thank You For The Drum Machine. A metà  tra il post-punk (che essi stessi utilizzano come definizione) e un pastone di grunge e stoner che sa di anni ’90, offrono un set breve ma lungo abbastanza da frastornare i pochi spettatori del festival di Rovigo. Un po’ fuori luogo gli urli della cantante Anna, in ogni caso abile nell’essersi ritagliata uno stile personale che ben si fonde con il genere della band. Pollice alzato per la potenza di batteria e basso, insieme davvero devastanti in alcuni passaggi. Consigliati.

Giunta l’ora dei Thank You For The Drum Machine, che qui quasi nessuno conosce, c’è giusto il tempo di stupirsi per il numero di synth e diavolerie varie sul palco. La band di Arezzo spara a zero con un saggio miscuglio di dance, brit-pop, alternative ed elettronica; qualche nome Daft Punk, Depeche Mode e Franz Ferdinand, per dare qualche coordinata. Un set notevole anche per la tecnica dei vari componenti del gruppo che si alternano agli strumenti dimostrandosi particolarmente esperti appunto nella manipolazione di sintetizzatori ed effettistica varia. Migliori sul palco voce principale/chitarrista e batterista, che comunque hanno ricoperto vari ruoli durante lo show. Pure loro, consigliati.

Bella serata quindi al Savoir Fest con due band dell’underground italiano a cui spero in futuro vengano concessi più spazi per far sentire come si picchia (i primi) e come si fa ballare (i secondi).

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