Parliamo di un debutto, certo, essendo questo il primo disco a nome proprio. Eppure, se guardiamo nel suo passato troviamo Primal Scream, Happy Mondays, New Order, Beth Orton e Paul Oakenfold. E poi Sabres of Paradise, Rude Solo e Two Lone Swordsmen. Produzioni, remix, djset e composizioni proprie. Non poco, prima di arrivare ora a “A Pox On the Pioneers”.
Per la sua opera prima Andrew Weatherall ci offre un piccolo viaggio nella sua, forse, e nella nostra, sicuramente, memoria musicale. Come non sorridere, infatti, sin dal primo ascolto a tutte le citazioni di certo rock anni ’80, Clash in primis e New Order subito a seguire, con cui gioca nella costruzione di questa manciata di canzoni. Impossibile non battere il tempo per queste canzoni che subito ti entrano in testa, perchè lì dentro trovano già un terreno fertile, battuto e arato parecchi anni fa.
Ci sono echi sandinisti nei cori soul di “Fail We May”, “Sail We Must”, così come nelle filastrocche di “Privately Electrified”, il canto strascicato di Mick Jones lo ritroviamo in “Let’s Do The 7 Again”, mentre la title-track, maledetta sin dal titolo, ci fa pensare che, finalmente, le pistole di Brixton hanno ripreso a cantare!
Dance di classe ed un basso pulsante e caldo come quello dei migliori New Order per “Liar With King”, per “All the Little Things” o per la conclusiva “Walk Of Shame”: ascoltiamo e ci mettiamo a canticchiare, pensando che finalmente abbiamo trovato un nuovo brano da alternare con la nostra amata “Blue Monday”.
Certi giochi di elettronica ricordano i lavori fatto dietro il banco di regia con i Primal Scream di “Screamadelica”, disco amato e consumato, eccessivo per certi aspetti, mentre qui il ritmo spezzato e riverberato, la voce dubbata e filtrata viene trattata sempre con mestiere, sfruttando tutta l’esperienza accumulata negli anni. Certo, a volte sarebbe piaciuto un po’ di trasporto, qualche sbavatura e qualche eccesso…cribbio, non per niente “Sandinista” è un triplo lp!
Ma sembra di chiedere troppo, mentre qui tutto scorre bene, complice una felice composizione melodica che attraversa tutti i pezzi e che rende tutta la sequenza dei dieci brani omogenea e compatta.
Siamo sicuramente un passo avanti rispetto alle produzioni della sua precedente creatura, dove si nascondeva dietro lo pseudonimo dei Two Lone Swordsmen, e dove il tono generale era più freddo, un electro-rock-funk rivolto più al corpo che non all’anima. Qui invece c’è molto più calore, e con intelligenza riesce a misurare e dosare tecnica e cuore. Sembra quasi che dopo mille produzioni che si spingevano oltre, verso le nuove tendenze e le nuove sonorità , adesso, il dj diventato ometto e maturo si sia guardato indietro, raccattato le foto dei suoi amori e fatto per noi un bellissimo collage, ricco, variopinto e…colto!
Ancora una volta, allora, siamo di fronte ad un recupero di sonorità eighties, suoni e visioni che però, sin dalle prime note di certe chitarre in levare, ci fanno balzare dal divano, come se ci avessero toccato un nervo scoperto, o come se qualcuno, col gioco dei ricordi, avesse risvegliato passioni mai sopite del tutto.
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2. Privately Electrified
3. Miss Rule
4. Selective Walking
5. Liar With Wings
6. Let’s Do The 7 Again
7. A Pox On The Pioneers
8. All The Little Things (That Make Life Worth Leaving)
9. Built Back Higher
10. Walk Of Shame
ANDREW WEATHERALL su IndieForBunnies: