Air e Stereolab in acido. Potrei finire qui la recensione di questi The Soundcarriers, interessante quartetto di Nottingham: Air nella loro veste più spacey e strumentale, e Stereolab tralasciandone il lato più volutamente pop.
Strumentazione vintage, psichedelia, rock, jazz, funk e quel pizzico di elettronica dannatamente cosmica.
Quell’approccio retrò, venature di basso funk, chitarre cristalline, voci corali quasi sussurranti: tutto ciò ci riporta proprio in quello scenario musicale franco-britannico a cui ci riferivamo prima.
Un disco che sembra non avere (e volere) niente di nuovo ma che stupisce, rapisce e poi svanisce come niente fosse. Proprio come un trip. Già perchè questo “Harmonium” sembra un percorso ben studiato, con brani meravigliosamente legati tra loro, che scorrono come l’acqua fino alla fine.
“Time Will Come” è sensuale: un semplice riff di piano, xilofoni qua e là , basso e batteria in sintonia funky e due voci sospiranti/sognanti.
“Uncertainty”, “Calling Me” e “Cannonball” sembrano volute colonne sonore per film d’annata: sussurri e candide voci, xilofoni che non mancano mai, chitarre che potrebbero essere suonate da George Harrison in persona, batteria e tamburello sempre a braccetto.
Si lascia spazio anche a pezzi più azzardati, dalla quasi krautiana “Volcano” alla ballata da “Odissea Nello Spazio” di “Falling For You” che sembra omaggiare certi Velvet; dalla psichedelissima “Glide” alla sessione lounge-jazz-shoegaze di “On The Line”.
Questo album si presenta come una miniera di idee, ispirate ad un mondo passato ma ancora affascinante e rivisitabile che è
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2. Time Will Come
3. Uncertainty
4. Caught By The Sun
5. Calling Me
6. Calling Me reprise
7. Volcano
8. Been Out To Sea
9. Without Sound
10. Without Sound Pt II
11. Cannonball
12. Let It Ride
13. Falling For You
14. Glide
15. On That Line
16. Harmonium