Pantaloni stracciati, All-Star bucate, atteggiamento strafottente…mi stai squadrando con quegli occhi rossi e quelle occhiaie violastre.
Io sono qui seduto, se hai qualche domanda fammela, no problem, basta che abbia un senso e non siano le classiche stronzate per dar aria alla bocca, quelle prorpio non le sopporto; ma prima dovrai aspettare che io mi sia fatto la mia dose di Japandroids. E tu ti chiedi chi cazzo siano sti Japandroids, il nome ti attira, qualche neurone si sveglia dal suo sonno; io lo noto e ti guardo con un sorriso malefico. Tu mi sbirci l’I-Pod e vedi che l’album si chiama “Post-Nothing”, pensi: figo, molto punk, ma sarà riferito al genere musicale o alla società odierna? Io mi alzo e me ne vado, tanto so gia cosa farai: alzerai il tuo culo, lo muoverai il piu veloce possibile e appena arrivato a casa il neurone ancora pulsante ti darà l’input: emule e via.
I Japandroids entrano nella tua stanza, e io tre passi avanti me la sto ridendo perchè ho un joystick e ti manovro, molto meglio di Pro Evolution Soccer; ma sai che ti dico? La colonna sonora della nuova versione del videogioco di calcio la potrebbero fare semplicemente premendo play sul disco di sto gruppetto di canadesi, niente di piu facile, niente di stramaledettamente più adatto di sti due scavezzacolli che pestano e pestano su chitarre e batteria.
Stringendo e stringendo non c’è nulla di piu semplice, premere play e tutto ha un inizio; in questo caso l’inizio ha un sapore ricco, gustoso e atomico, la chitarra di Brian King rumoreggia, aspettando le percussioni di David Prowse che danno inizio a tutto, ”The Boys Are Leaving Town” è un ammasso di adrenalina, gioia di vivere, voglia di spaccare tutto e abbattere le barriere.
Sì, se hai seguito la scena rock americana negli ultimi anni mi dirai che ti sembrano i No Age, e io acconsentirò silenziosamente, ti lascerò il silenzio che verrà rotto all’istante da ”Young Hearts Spark Fire”, un ottimo pezzo, quello che non può mancare in nessuna playlist 2009.
Non me ne fregherà nulla che dietro ci sta molto altro, tanto per tirare in ballo i Death From Above 1979, perchè sì, loro facevano un altro mestiere, ma devi capire che i Japandroids se ne fottono, anche i Titus Andronicus potrebbero molestare il duo canadese in qualche modo, ma niente li disturba finche trovano le migliori intuizioni come in ”Heart Sweats”, finche si continuano a divertire buttanto fuori un pezzo migliore dell’ altro.
Certo, non brillano per innovazione, non cambieranno il panorama musicale, probabilmente è proprio questo che significa il titolo ”Post-Nothing”, prendedere in mano la chitarra, ‘tizzare l’ampli e suonare fino allo sfinimento.
Quando si iniziano a sentire un po’ stanchi lo noti, da ”Crazy Forever” in poi l’album vira verso melodie che hanno un po’ del paranoico e del malinconico; sembrano anche più pacate, ma non preoccuparti, la qualità rimane sempre alta, anche se qualche intromissione emo-core trova anche qui il suo spazio.
Poi arriva ”I Quit Girls”, stattene seduto anche se non senti la batteria per la maggior parte del brano, questo è un lento crescendo, a mio parere forse il miglior pezzo dell’album, perche quando iniziano a sentirsi le percussioni tutto torna ad avere un senso, a completare il cerchio.
La realtà si riconfigura davanti ai tuoi occhi, io spengo il mio videogioco, di te non mi importa nulla, non so che combinerai, ma so che qualche ingranaggio cerebrale te l’ho cambiato.