è dal 2005 che i Dodos hanno iniziato a fare musica insieme e, a distanza di quattro anni stanno uscendo con il loro quarto album: “Time To Die”, prodotto dalla Wichita.
La nuova composizione della band, con l’ingresso nel gruppo del vibrofonista Keaton Snyder, ci farebbe pensare ad un bel salto in avanti; un azzardo che, viste le prospettive dateci da “Visiter”, il loro vecchio album, sarebbe dovuto arrivare. O meglio, ci si aspettava arrivasse. E invece no!
L’estro, la “‘schizofrenia musicale’, quei ritmi folk partoriti da menti indubbiamente dotate di molta creatività che caratterizzano “Visiter”, sembrano, se non accantonati, comunque non sfruttati.
“Time To Die” è perfetto dal punto di vista musicale: non presenta forzature, non ci sono stonature, però non è nemmeno presente tutta l”esagerazione’ che costellava l’album precedente.
Grazie alle singole peculiarità dei musicisti, i Dodos, riescono ad accostare ad un ritmo più energico ed instancabile (proprio dell’indie-rock) delle sonate impregnate di elettronica che condiscono l’album di quella continuità emotiva propria dei grandi lavori; invece il terzo elemento del gruppo non riesce ad emergere, sembra venga messo lì a “‘tappare i buchi’ che ogni tanto intercorrono durante il lavoro.
Anche in questo album, come nei precedenti, la loro musica fa respirare un’aria gentile, una gentilezza quasi rassegnata che ci aiuta a vedere il bello anche nelle piccole cose, come emerge, per esempio, da “Acorn Factory”.
Altre tracce sono fatte sulla falsariga di quelle presenti in “Visiter”, e sono sicuramente da lodare; ad esempio “Two Medicines” che riesce a far penetrare l’allegra melodia indie-folk con la penetrante voce del cantante.
Nove canzoni statiche, abbastanza ritmate ma statiche.
Nove brani ridefiniti e compatti; che sono sicuramente apprezzabili, orecchiabili e “‘gentili’, ma che non ci saremmo aspettati in questi termini alla luce di quello che è stato “Visiter”.
Per “Time To Die” non si può parlare d’effetto sorpresa, si può parlare di ottimi musicisti che, spero, si stiano riservando la sorpresa al prossimo lavoro.
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2. Longform
3. Fables
4. The Strums
5. This Is A Business
6. Two Medicines
7. Troll Nacht
8. Acorn Factory
9. Time To Die
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