Questo è il terzo anno consecutivo in cui il buon Vic ci regala un disco. L’anno scorso si era fatto accompagnare dagli Elf Power nel buon “Dark Developments”, in cui veniva fuori il suo lato più frizzante e rockettaro, se proprio così si vuol definirlo. Un buon lavoro, certo, ma nulla a che vedere con quella che fu l’uscita migliore del 2007 e tra le più significative del nuovo millennio: “North Star Deserter”. Lì, il cantautore era affiancato dagli A Silver Mt Zion e da Guy Picciotto dei Fugazi e il risultato fu un disco straordinario, da ascoltare e riascoltare nelle più tetre e piovose giornate invernali, ma non solo. Un disco per il quale si può scomodare anche la parola capolavoro.
In “At The Cut” vige il detto “squadra che vince, non si cambia”, e infatti i collaboratori del cantautore georgiano sono gli stessi che figuravano in “North Star Deserter”. Forse qui non abbiamo un ritornello da ricantare a squarciagola come quello di “You Are Never Alone” o una composizione gigantesca come “Splendid”, ma il nuovo lavoro del cantautore di Athens viaggia sempre su ottimi binari, e la sua ispirazione proprio non vuol saperne di deragliare.
Il tutto si apre con “Coward”, pezzo che mette sin da subito in chiaro l’umore di questo disco: una sorta di piccola marcia sorretta da una profusione semiapocalittica di archi e di elettricità , in cui l’ottimismo fatica ad emergere. Infatti, i pochi episodi in cui si intravedono squarci di lucentezza, almeno musicale, sono “Concord Country Jubilee” e “Flirted With You All My Life”, dove la cupezza e l’oscurità sembrano passare in secondo piano. “When The Bottom Fell Out” rappresenta il momento più intimista e minimale del lotto: la sola chitarra acustica accompagna quella voce sofferta e sussurrata che permea tutto il disco. In “Chain” c’è un pianoforte che poi viene nascosto sotto un tappeto di distorsioni, e i sospiri in falsetto di “We Hovered With Short Wings” sono tra le cose più strazianti che chi scrive ha avuto modo di sentire. “It Is What It Is” non è altro che la messa a nudo di un (grande) artista, solo la pura e cruda verità , scarna sotto il profilo dell’arrangiamento ma intervallata da dolci vibrazioni d’archi.
Chi vede la nonna come una seconda figura materna, importante come la madre stessa, non potrà non commuoversi davanti alle semplici e toccanti parole di “Granny”, una dimostrazione d’affetto, d’amore e di rispetto verso la propria nonna: la luce della mia vita e il battito del mio cuore.
Con “At The Cut”, Vic Chesnutt ci regala l’ennesimo gioiello, un disco che non si può fare a meno di riascoltare per coglierne le sfumature e la poesia nascosta dietro ogni parola sussurrata da questo apparentemente debole menestrello, che con la forza delle canzoni riesce a dare voce a quelle persone che, come direbbe un noto poeta e cantautore italiano, compiono goffi voli, d’azione o di parola, volando come vola il tacchino.
- Band Site
- MySpace
- BUY HERE
2. When The Bottom Fell Out
3. Chinaberry Tree
4. Chain
5. We Hovered With Short Wings
6. Philip Guston
7. Concord Country Jubilee
8. Flirted With You All My Life
9. It Is What It Is
10. Granny
VIC CHESNUTT su IndieForBunnies: