Tempo d’asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
Neppure un uomo
un altro ne risparmierà .

Völuspá – “La Profezia della Veggente”

Oltre la superficie delle cose, sono i demoni che ci tengono in vita.
Attraverso la neve e il vento ghiacciato, i rossastri bagliori dei lunghi crepuscoli del nord ricordano che sotto la dura pelle e le cicatrici è il fuoco interiore che taglierà  le tenebre. Consumandosi verso il sipario finale del Ragnarok, quando l’uomo e il dio, il materiale e l’astratto, si piegheranno davanti alla fine di tutto. Inesorabile.
Sembra folle ma ancora oggi nella patria dei telefoni cellulari e del file sharing per tutti, aldilà  di certe pose estreme o caricaturali inevitabili per ogni genere musicale in quanto tale, la filosofia arcaica di un popolo di solitari marinai guerrieri trova una continuazione coerente. In questo senso il metal scandinavo sopravvive oggi come una delle correnti musicali più pure e ricche, perchè se è vero che nel mainstream pose e simbolismi sono stati fagocitati ed appiattiti dall’immaginario collettivo, musicalmente il back metal e il doom sono rimasti materia troppo dura e scomoda anche per le mandibole omologanti dei mass media.

Partoriti da quella prolifica onda Death e Black Metal dell’inizio degli anni ’90, i Katatonia con compagni di viaggio quali Opeth, Tiamat come pure i poliedrici Ulver, rappresentano bene quelle interessanti zone periferiche del genere capaci di trascendere l’integralismo arrivando a spaziare e disegnare nuove rotte. Se nell’evoluzione della band l’influenza degli A Perfect Circle/Tool è innegabile, come pure il ritorno di certe scelte stilistiche degli Opeth post Steven Wilson (Porcupine Tree), non si può non riconoscere alla band di Renkse e Nyström una dono nella misura e nel controllo delle dinamiche unico e personale. Al punto che oggi sul loro stesso sito i Katatonia arrivano a indicare la loro ultima fatica come ‘dark rock’, rendendo in parte giustizia ad un etereogenità  raggiunta grazie alla commistione di gothic, doom metal e perfino alternative rock se riconosciamo quella capacità  di donare immediatezza a delle melodie mai svilite dalla banalità . Male che per la verità  affligge larga parte del Gothic Metal ormai da tempo.

“Night is The New Day” arriva come degno successore di quell’ottimo album dall’indole però più cruda e aggressiva che si intitolava “The Great Cold Distance” (2006). E’ invece la ricerca delle atmosfere, sempre oscure ma più rarefatte, a marcare i tratti distintivi di questo nuovo lavoro dove Renkse abbandona quasi totalmente il cantato scream/growl per insinuare la sua algida voce tra riff precisi e cupi e tastiere eteree. Occasionalmente fà  la sua comparsa anche qualche riuscita ritmica elettronica ad arricchire le sfumature di un album, estremamente compatto ai primi ascolti, ma che nasconde appunto delle sfaccettature perfino delicate. Si percepisce tutta ancora una volta la grande cura della band svedese nel curare ogni aspetto dagli arrangiamenti alla produzione, continuando un ascesa che lascia sulla sua strada non pochi inseguitori.

Cover Album

Night Is The New Day
[ Peaceville – 2009 ]
Similar Artist: A Perfect Circle, Porcupine Tree, Novembre, Opeth
Rating:
1. Forsaker
2. The Longest Year
3. Idle Blood
4. Onward Into Battle
5. Liberation
6. The Promise Of Deceit
7. Nephilim
8. New Night
9. Inheritance
10. Day And Then The Shade
11. Departer