Partiamo dal presupposto che non ho la minima intenzione di trovare una soluzione al dilemma che potrebbe affliggere numerosi ascoltatori. Non ho intenzione di trovare una formula che possa aiutare il mondo a capire se il secondo disco dei Vampire Weekend sia o non sia meglio del primo. Sinceramente, trovo inutile cercare di stabilire chi ce l’abbia più lungo tra i due lavori, anche perchè credo abbiano entrambi una dimensione abbastanza notevole e tanto basta.
La cosa su cui focalizzarsi è il fatto che i Vampire Weekend siano riusciti a disimpegnarsi egregiamente dalla pressione soffocante dell’hype. In trentasei minuti ribadiscono la loro opinione, aggiungendo un po’ di sale agli arrangiamenti e alla produzione. “Contra” non è tanto diverso da quello a cui eravamo abituati e da quello che forse un po’ ci aspettavamo. Non stupisce, ma colpisce. Non immediatamente, ma nel giro di qualche ascolto diventa irresistibile.
Le carte in tavola sono le stesse: elementi afro, caraibici, reggae, ska, chitarre (anche se un po’ meno), semplici melodie pop e testi con rime geniali e una particolare attenzione al suono delle parole. Il tutto, però, mescolato in maniera diversa soprattutto con sintetizzatori, basi di musica elettronica (in “Diplomat’s Son” è presente una campionatura del pezzo “Hussel” di M.I.A.) e passaggi di percussioni che a volte sono ancora più riusciti delle melodie stesse. Dieci pezzi messi nell’ordine giusto i cui pregi emergono poco alla volta, ascolto dopo ascolto. Di fianco all’immediata solidità di pezzi forti come “White Sky”, “Holiday” e “Giving Up The Gun” c’è un pezzo come “Horchata”, la cui improbabilità sonora si trasformerà dopo qualche ascolto nella convinzione del fatto che questo disco non poteva cominciare in un modo migliore e la scelta di cantare attraverso l’auto-tune (tecnica usata spesso dagli artisti hip hop) in “California English” si sposa perfettamente con gli archi e le armonie che accompagnano il pezzo. Il pianoforte alla Chopin della più tranquilla “Taxi Cab” è solo un indizio del livello di raffinatezza e delicatezza che Ezra Koenig e soci raggiungeranno con il finale della conclusiva “I Think Ur A Contra”.
I Vampire Weekend sono tornati un po’ meno cazzoni di prima, sono tornati dimostrando ancora di saper gestire e amalgamare saggiamente elementi musicali provenienti da diversi generi, sono tornati per rendere più gioiosa, colorata e solare l’atmosfera in un mondo coperto per gran parte da pioggia e neve. E come si fa a non volergli bene?