Non ricordo l’ultima volta che un disco di una band a me ancora sconosciuta è riuscito a conquistarmi al primo ascolto. Come la mia classifica annuale ha ribadito, per me c’è stato poco o niente negli ultimi dodici mesi che non fosse di artisti già noti da tempo. Pochissimi gli esordi degni di nota e comunque fuori dalla top 10. Il disco di debutto dei Vinegar Socks, nel volgere delle prime battue del primo brano mette le cose in chiaro, rivelandosi da subito una delle cose migliori passate nel mio lettore negli ultimi mesi. Nati a Roma ed ufficialmente un duo che vede il cantautore americano Jon De Maio alla voce e alla chitarra e Paolo Petrocelli al violino, hanno in realtà una struttura molto più complessa che si avvale di un quartetto d’archi, di percussioni, oboe e del mandolino di Patrizio Petrucci, elemento imprescindibile del sound della band.
L’album è un disco folk, elegante e formalmente perfetto, ma la bellezza di ogni cosa non risiede soltanto nella rigida forma, vive di sostanza e amplifica le percezioni emotive di ognuno di noi. E’ quello che accade con “Salesman In Love”, che sembra presa in prestito dai migliori Great Lake Swimmers, con quella voce però sbilenca che ricorda le armonie dei Neutral Milk Hotel. La cifra stilistica sa essere cangiante e vestirsi con i costumi del folk gitano di Beirut, in “Zeppo” e “Ashmites”. C’è il tempo anche per una rigenerante danza sotto la pioggia (“Chimney Sweeper”) e il caldo e romantico intimismo acustico, che solo la più scheletrica ed acustica espressione del folk sa regalare (“Rillaby Rill”).
L’abilità dei musicisti è quella di confezionare un disco stratificato, mai sovrabbondante negli arrangiamenti, che ad una perizia estetica impeccabile abbina una dose abbondante di belle emozioni, bagnando di malinconia o carezzando l’ascoltatore con melodie calde e rassicuranti in un alternarsi di bellissime canzoni. E ogni tanto si fa vivo un sapore antico, o meglio senza tempo, che con colori tenui decora i nostri giorni come una cartolina perfetta. L’immagine immobile e allo stesso tempo pregna di significato di una vecchia foto che amiamo rigirarci tra le dita di tanto in tanto. E il richiamo di qualche profumo svanito troppo presto, il ritorno delle stagioni che ciclicamente risorgono nei ricordi di quelle precedenti. Tutto questo in musica. E se il buongiorno si vede dal mattino, questo 2010 in dischi inizia nel migliore dei modi.
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2. Zeppo
3. Xylophone
4. Life In The Sewer
5. Chimney Sweeper
6. Ashmites
7. Rillaby Rill
8. Vacation From A Vacation
9. Law
10. Madeleine
11. Il Balletto Degli Orfani
12. Before The Unreal