Cosa può succedere ad un ragazzo un po’ disperato, con la passione morbosa per droghe e tastiere vintage, capace di passare le sue giornate chiuso in casa a suonare e comporre piccoli esperimenti synth-punk, salvo uscire solo per andare a scuola? Difficile prevedere qualcosa di buono, una redenzione qualsiasi o un lieto fine. Eppure, anche se non stiamo affatto parlando di una conclusione alla nostra storia ma solo di un inizio, si può sicuramente credere che tutte le esperienze passate abbiano avuto un benefico effetto.

Dietro il moniker Digital Leather si nasconde Shawn Foree, un giovincello americano di Yuma, Arizona del sud, entrato nelle grazie del compianto Jay Reatard e da lui spinto in una vera sala di registrazione per il primo album pubblicato dalla Fat Possum, “Warm Brother”.
Sia ben chiaro, il disco è un deciso cambio di impostazione sonora rispetto ai precedenti lavori e un determinato passo in avanti, consapevole e ben riuscito. Abbandonando il synth-punk sperimentale e self-made dei precedenti lavori, ormai velocemente invecchiato e non più “catchy”, la preferenza è andata ad un rock con decise influenze anni ’80, con frequenti inserti di synth e di chitarre vintage. Non una via retta e marcata, però, perchè in realtà  il disco ondeggia tra un sano desiderio di cazzeggio, con annessa voglia di divertirsi e divertire, ed una maggiore attenzione a lavorare sui riferimenti con le capacità  acquisite in questi anni, una maturità  artistica in crescita e perfettibile nei risultati.

La paura ad abbandonare il passato “‘junkie’ e “‘weird’ spinge Digital Leather a sporcare di tastiere sintetiche la bella confessione di “All The People” in apertura, deturpare quelli che potrebbero essere degli ottimi anthem generazionali, come “Photo Lie” o “Bugs On Glue”, con un gusto sintetico esageratamente kitsch e datato. Provocazioni, forse, come lo è il titolo del disco, se si considera che “Warm Brother” altro non è che il termine con cui i nazisti marchiavano gli omosessuali, in senso dispregiativo ovviamente. Musicalmente, invece, si storce il naso, e ci si tappa le orecchie, quando si avvertono echi di Billy Idol nei pezzi più trascinanti, o un pop di matrice teutonica, alla Gary Numan per intenderci, si avverte nella solenne “Homesick For Terror”, per esempio.
La maturità  di Shawn emerge altrove, quando per esempio la sua voce primeggia sugli accordi di una chitarra acustica o appena amplificata, ammiccando ad un certo Lou Reed ancora sporco di velluto sotterraneo come nella ballata “My Fame”, o regalandoci un piccolo hit underground, spensierato e alternativo come “Hurt So Bad”, primo singolo estratto dall’album.

Su tutto due canzoni, ad alzare la media del disco con buone speranze di una crescita verso grandi risultati. “Kisses”, ipnotica e lacerante, con qualche traccia della solennità  dei migliori Interpol, e “Modern Castle”, un dichiarato omaggio a certi anni ’80 amati, il Bowie di “Heroes”, gli Ultravox di “Dancing With Tears In My Eyes”, i Cure di “Seventeen Seconds”, attualizzati e nuovamente coinvolgenti.
Per questo lo si perdona se spesso il suono si fa incerto e senza contorno, sprofonda in sabbie mobili di tastiere, o si accontenta di ritmi già  sentiti, propulsivi e certamente energici ma poco originali. Perchè alla fine ci si incomincia ad agitare incontrollabilmente, come succedeva con quel brano, quella kitscheria anni ’80 che ci spingeva a “‘ballare con sè stessi’.

Cover Album

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Warm Brother
[ Fat Possum – 2009 ]
Similar Artist: Billy Idol, Interpol, Ultravox
Rating:
1. Crown
2. All the People
3. Photo Lie
4. Your Hand, My Glove
5. Homesick for Terror
6. Kisses
7. Bugs On Glue
8. Hurts So Bad
9. Modern Castles
10. My Fame
11. Not Now
12. Gold Hearts