L’attività discografica di Fabrizio Varchetta e dei suoi Witko comincia con “Dall’Ultimo Confine”, disco che mischia il folk al limite del danzereccio insieme al rock e ad esperienze più cantautorali. Un po’ come se i Pogues si incontrassero con gli Inti Illimani, tanto per fare dei paragoni.
Niente che, in fin dei conti, non si sia già sentito, visto che gruppi come Modena City Ramblers o la Bandabardò spopolano da anni negli ambienti che ancora vantano un immaginario in qualche modo anacronistico e molto legato agli ambienti della sinistra più retorica e spicciola.
Duole dirlo, ma di musica così c’è bisogno fino ad un certo punto, nonostante il disco di Varchetta e compagni sia sotto qualche aspetto di pregevole fattura. Gli arrangiamenti dei pezzi sono molto curati, impreziositi con gusto da ottimi musicisti: chi al violino, chi al flauto o alla fisarmonica, il lavoro è eccellente. Così come le voci di Greta Fornasari (anche bassista) e di Elisa Giordanella (suonatrice di viola e violino) che si alternano a quella del leader rispettivamente nei brani “Qui Non Si Può” e “Linea Zero”.
I testi, però, son fin troppo retorici e ridondanti, e anche la composizione degli undici episodi (dodici, se si conta anche la bonus ““ track “Testimone Di Giustizia”) si rivela piuttosto stanca e ripetitiva dopo qualche passaggio dell’album nel lettore. Non che dietro a tutto ciò non ci sia il cuore, la sincerità , la speranza in un mondo migliore e ideali spariti dalle menti di troppa gente, ma purtroppo tutto ciò non basta a fare di “Dall’Ultimo Confine” un buon lavoro. Senza dubbio la formazione emiliana si riscatterà nella dimensione live, magari facendo saltellare centinaia di giovini da centro sociale.
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2. Lorenzo
3. Il Millennio
4. Lettere Normanne
5. Il Dirario di Bianca Neve
6. A Gianni
7. Cosa Siete
8. Linea Zero
9. Pane e Cioccolata
10. Canzone Per Nadia
11. La Taverna Dei 5 Litri
12. Testimonie Di Giustizia