La necessaria premessa è che solo i Flaming Lips avrebbero potuto rifare un disco del genere, infatti così è stato. Solo chi si è meritato sul campo la quasi immunità artistica può rischiare tanto. Ce li vediamo i Muse a rifare “A Night at the Opera”? O i Kings of Leon a reinterpretare “Led Zeppelin IV”? Pioverebbero pomodori, non a prescindere, ma il rischio sarebbe alto.
E invece i Flaming Lips possono, perchè da 20 anni escono con dischi coraggiosi, petto all’infuori. Questo si chiama coraggio e va rispettato, comunque vada!
Non pretenderete mica che vi racconti “The Dark Side Of The Moon”! E’ una storia che conosci già e non farò certo l’Abraham Simpson di turno raccontando storielline già note e inconcludenti con l’unico risultato di farti addormentare. Potrei cercare di analizzare citazioni, richiami o aneddoti curiosi, ma fallirei come è già successo ad altri prima di me.
C’è un momento ‘giusto’ per ascoltare questo disco, il momento è differente per ognuno di noi, ma deve essere dopo centianaia di altri ascolti diversi e prima di altri milioni di altri ascolti diversi. Non prima non dopo, se lo ascolti al “momento” giusto farai fatica a scrollartelo di dosso.
La cosa che posso dirti è che è un masterpice, è un po’ come quei giochi che si fi fanno al bar dietro una birra: Oh, ma pensa se Matheus, Zidane e Van Basten avessero giocato nella stessa squadra.
Insomma hai capito cosa intendo.
Non che questo debba sottintendere una recensione sottomessa al culto dei Lips. Per carità ! “Speak To Me” parte perfino fiacca, ha le gambe molli e il fiato corto. Con il passare delle tracce, il giudizio si fa differente e si finisce col ricordare perchè il Faming Lips sono una delle migliori band alternative degli ultimi 30’anni quasi: per il loro coraggio.
Quando all’alta fedeltà che è sinonimo del prisma lucente sulla cover nera, i Flaming Lips sostituiscono l’elettronica sporca. Quando alle avanzatissime tecniche di registrazione messe in campo dall’ingegneria musicale di Alan Parsons, Coyne & Co. subentrano un sound grezzo, abrasivo e spigoloso. E’ allora che perdoni l’eresia di averci non solo pensato, ma di averlo fatto davvero: hanno fatto una cover di “The Dark Side Of The Moon”.
E forse la cosa sconcertante è che non l’hanno buttata sull’ironico, ma si sono presi sul serio, e n’è uscito un disco che suona credibile ed attuale. Da avere.
Credit Foto: George Salisbury