Siamo a Londra nei primi anni 60, nel sobborgo di Twickenham vive la sedicenne Jenny (Carey Mulligan), studentessa diligente e sognatrice con un futuro promettente ad Oxford ad attenderla. Durante una giornata di pioggia, incontra per caso l’affascinante David (Peter Sarsgaard), trentenne sofisticato e colto che s’invaghisce di lei, e le farà conoscere i turbinii accecanti dell’arte, del jazz e una vita bohemien cambiando radicalmente la sua vita e le sue prospettive iniziali.
L’affermato scrittore inglese Nick Horby esordisce nella sceneggiatura – basata sulle memorie della giornalista Lynn Barber – portando con ottimi risultati sul grande schermo i temi a lui cari nei suoi romanzi, come la difficoltà nel passaggio tra adolescenza e vita adulta, il rapporto genitori e figli, ed il peso delle responsibilità , rileggendole in chiave romantica, non rinunciando all’ironia dolceamara tipica della sua penna.
La regia affidata alla danese Lone Scherfig (“Italiano Per Principianti”), ex esponente dei dettami della scuola “Dogma 95”, pur senza particolari sbavature risulta troppo piatta ed inerme, timida e regolare, senza cambi di ritmo costituendo l’anello debole della pellicola, che a sua volta invece è sorretta da un cast davvero incisivo. Grazie alle ottime prove della giovane promessa Carey Mulligan (“Orgoglio E Pregiudizio”), perfetta nei panni della colta ed ingenua Jenny ed in odore di Oscar, e del formidabile Peter Sarsgaard (“Orphan”), capace di infondere eleganza e tenerezza con una recitazione in punta di fioretto, tutta giocata su piccole sfumature e giochi di sguardo. Notevoli anche le interpretazioni dei comprimari Alfred Molina (“Spider-Man 2”) che dà vita ad un padre burbero ma dal cuore di burro e la bellissima Rosamunde Piker (“Il Caso Thomas Crawford”) nei panni della modaiola svampita.
Vincitore del premio del pubblico allo scorso Sundace Festival, An education è un raffinato racconto d’educazione sentimentale immerso nell’atmosfera che precede la rivoluzione beatlesiana della Swinging London, dei capelli a caschetto e dell’emancipazione sessuale, narrato con minimale eleganza. Un affresco preciso e garbato, che seppur privo di mordente e di inquadrature che riescano a riscattare la qualità della pellicola, si distingue per lo sguardo originale e disincantato di una porzione storica poco sondata, che sfrutta l’effetto ‘sixsteen age’ in auge nell’ultimo periodo grazie alla serie di culto “Mad Men” o film importanti come “Revolutionary Road” e “A Single Man”.