Carnale e immanente, allo stesso tempo spaziale e spirituale.
Il nuovo disco dei fratelli tedeschi Weissenfeldt, da anni trapiantati a New York, è tutto questo e tanto di più: è soprattutto un lavoro che dovete far vostro. Perchè?
Presto detto: “Earthology” prende Sly & The Family Stone e li getta in una fumeria d’oppio dell’estremo oriente senza lasciarli più uscire, fa incontrare Coltrane e i Can per un’infuocata jam mentre il pianeta implode agonizzante, immagina Madlib che rimonta strumentali vigorosamente post-rock, esilia Kid Creole e i suoi monumentali grooves nell’Africa Nera più incontaminata, sposta Fela Kuti in un tempio Indù e affida a Jah Wobble un ensemble di soli ottoni.
Non bastassero tutti questi fantastici spunti, realizzati con personalità ed enorme talento, vi sono pure quattro tracce con i featuring di vari mc (noti e meno): quattro meraviglie che suonano come se Mulatu Astatke avesse scelto come backing-band per il suo trionfale ritorno i Roots anzichè gli inglesi Heliocentrics.
Insomma ritorniamo al principio: non lasciate “Earthology” negli scaffali del vostro negozio preferito, ma perdetevi nei suoi tredici pezzi, in cui funk e psichedelia si mischiano e rinascono come world music, la più nobile e poetica che si possa immaginare.