E alla fine dopo 11 anni hanno ceduto!
I Pavement si ritrovano magicamente, riempiendo di gioia cuori e cervelli di migliaia di fans adoranti.
Con un tour mondiale davvero impegnativo, partenza in marzo con un paio di date piazzate in maggio nella desolata Italia, tanto per iniziare ed un “Best Of”, questo, dai natali studiati nei minimi particolari e con furbesca attitudine.
In “Quarantine Past” infatti è la voce degli adepti a schiamazzare, chiamati all’adunanza per un contest incentrato sulla tracklist segretissima e svelata solo agli sgoccioli.
Ben 23 pezzi scandagliano minuziosamente l’intero periodo d’attività  della band di Stephen Malkmus, dal 1989 al 1999, anni in cui il combo di Stockton dominò l’immaginario underground mondiale con il suo stile caratteristico, intessuto di chitarre sferraglianti e voce annoiata al limite del tedio esistenziale.

Nell’ambito di un rilancio verticale (sarà  infatti ristampata l’intera loro discografia) la Matador ci vede lungo nell’anno della crisi, licenziando questo lavoro sia in formato cd che doppio vinile a prezzo economico.
Mica poca roba se consideriamo che in “Quarantine Past” sono presenti (oltre ai pezzi da 90 come “Summer Babe”, “Cut Your Hair” e “Gold Soundz”) i primi Ep ormai introvabilissimi ed una traccia tratta da una compilation minore anch’essa ormai merce da repertorio strettamente collezionistico.
Non avendo mai apprezzato i Pavement durante la loro carriera per strani motivi postadolescenziali, ma riscoprendoli con l’andare degli anni ed una percezione ammorbidita, sono piacevolmente sorpreso dal vivere questo disco come il paio di jeans preferito. Segnato nell’intensità  del colore dal tempo dei ricordi, ma che ben si adatta al corpo che cambia, una sorta di seconda pelle che non ti stufa mai e che ti scoccia buttare in lavatrice anche se per un sol giorno di privazione.

Non saprei definire meglio di così quanto questa compilazione risulti centrata e completa, buona tanto per il parvenu di turno, quanto per il devoto completist in crisi glicemica da lutto continuato e almeno, per ora, in parte attenuato.