Lo confesso: mi aspettavo un altro album stile “Stray Age” e penso di non essere il solo. Avete ascoltato questo capolavoro? Se la risposta è no, andatelo a recuperare, scoprirete un talentuoso cantautore che vi sarà di conforto nelle vostre giornate tristi.
Ma mi tocca recensire l’ultimo lavoro di Daniel Martin Moore diviso con Ben Sollee, un discreto violoncellista dallo stile percussivo, anche lui alle prese con un songwriting folk e politicizzato. Questo è uno dei punti in comune tra questi due artisti apparentemente diversi, la passione per tematiche politico-sociali.
E allora, dopo l’ultimo album degli Shearwater, ecco un altro lavoro, questa volta firmato dalla strana coppia Moore–Sollee, su tematiche ambientali i cui proventi saranno in parte destinati all’associazione “Appalachian Voices”.
Quindi il dilemma che affronteremo è : ci si appella a tematiche ecologiste quando non si ha più nulla da dire o per diffondere realmente un messaggio?
Perchè, tolto l’inizio strabordante con “Something, Somewhere, Sometimes” che mi ha ricordato Alison Kraus, l’album vira su altre rotte, si affloscia per poi ristabilirsi su livelli medio-alti.
Di poesia ce n’è tanta, anche nella title-track che, dopo una parentesi del disco non eccelsa, finalmente dà nuovamente colore e animo al disco, e rimette in marcia l’intera macchina fino ad un finale memorabile con una “Sweet Marie” dove il gemito del violoncello di Sollee e la voce di velluto di Daniel Martin Moore danno vita ad un perfetto incrocio tra parola e suono e ad un autentico gioiellino.
“Dear Companion” vuole sensibilizzare l’ascoltatore su tematiche importanti come il consumo di energia elettrica ma è, al contempo, una dichiarazione d’amore per la propria terra, una lacrima che riga una guancia guardando il luogo dove si è nati, un folk melodico da gustare lentamente.
Non è un disco per tutti i palati ma potrebbe benissimo essere paragonato ad un buon vino d’annata, non eccessivamente prestigioso, ma da decantare e sorseggiare. Ha i suoi tempi e, grazie alla sua durata, si lascia riascoltare volentieri. C’è tanta anima, sensibilità , trasporto, passione e quella malinconia dei folk-blues tradizionali che non fa mai male.
In definitiva, quindi, non voglio essere cattivo ma, anzi, ribadisco che, giunto al secondo lavoro, Daniel Martin Moore ha ancora tante cose da raccontarci.
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- Daniel Martin Moore MySpace
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2. My Wealth Comes to Me
3. Needn’t Say a Thing
4. Wilson Creek
5. Only a Song
6. Dear Companion
7. Flyrock Blues
8. Try
9. Flyrock #2
10. Sweet Marie
11. It Won’t Be Long