Alessandro Fiori è una fucina di idee. Per lui non è sufficiente un solo gruppo, un unico progetto per riuscire ad esprimere tutto ciò che sente e per mettere in luce le sue infinite qualità , che vanno dall’essere un musicista completo (canta e suona violino, pianoforte e chitarra), un eccellente scrittore e un attore; tant’è che fra le sue attività c’è anche quella di insegnante di recitazione.
I Mariposa sono la sua dimensione principale, ma tra i suoi gruppi paralleli troviamo anche gli Amore, gruppo formato da vari protagonisti della scena indipendente italiana, e il duo Betti Barsantini (solo chi è toscano può ridere alla lettura di questo nome”…) assieme a Marco Parente. Senza contare Assodifiori con Alessandro “Asso” Stefana.
Gli ultimi due nomi citati sono presenti anche in “Attento A Me Stesso”: il primo dietro a muovere il mixer in studio e talvolta chitarrista e bassista, mentre il secondo torna a suonare la batteria.
Nell’esordio solista del musicista toscano vengono rimescolate con maestria le influenze provenienti dalla tradizione dei cantautori italiani, specie quelli meno convenzionali. Sono sicuramente Dalla, Ivan Graziani, il primo Alan Sorrenti (quello di “Aria”, per intenderci) e il Mauro Pelosi meno deprimente i più percettibili, ma nessuno di loro lo è tal punto da porre in secondo piano la personalità di Alessandro. Difficile scegliere i brani più rappresentativi dinnanzi ad un collage di dodici episodi praticamente perfetti, curati nel dettaglio e densi di sfumature.
Si inizia e si finisce, forse casualmente (o forse no), col tema dell’energia di “Idrocarburi” e “Trenino A Cherosene”, geniali, specie la conclusiva. Ci si imbatte in quella che sembra la descrizione per pianoforte del mercato musicale odierno (“2 Cowboy Per Un Parcheggio”), poi nel fragile intimismo alcolico di “Senza Le Dita”: arpeggi acustici che accompagnano una struggente filastrocca. In bilico tra dolce e amaro in “Fuori Piove”, tra stornello surreale e suggestione pianistica in “La Vasca” , tra elettricità , archi e dissonanze in “Labbra Fredde”.
Ascolti e ascolti sono necessari per entrare del tutto all’interno d’un tale disco, nonostante l’iniziale immediatezza. Tutte le raffinatezze, sia compositive che liriche, vengono pian piano assorbite dall’ascoltatore, immerso in testi che si muovono tra simbolismi e allegorie senza risultare incomprensibili, tra canzoni arrangiate e suonate come Dio comanda. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare, visto che spesso, in certe produzioni, quasi tutta la forza è relegata alle sole parole.
In conclusione: se si vuole ascoltare una delle migliori uscite italiane dell’anno, rivolgersi ad Alessandro Fiori.
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2. Catino Blu
3. Fiaba Contemporanea
4. Lungomare
5. 2 Cowboy Per Un Parcheggio
6. Fuori Piove
7. Senza Le Dita
8. La Vasca
9. Labbra Fredde
10. Lucyfer Wash
11. Trenino A Cherosene