Ne ha fatte di ogni tipo per far parlare di sè, Maya Arulpragasam. Annunci di ritiri imminenti dalla scena, video shock, interviste al limite del grottesco e relativi retroscena ai danni degli intervistatori, rei di aver accusato la star Tamil di incoerenza. Nei tre anni che separano la nuova uscita discografica da quel “Kala” che impose M.I.A. come popstar definitiva, difficilmente ci si è dimenticati della sua presenza.
Per quanto mi riguarda, con un disco del genere l’anglo-cingalese può fare tutto ciò che vuole, anche presentarsi da Letterman con un esercito di cloni incazzati (ah, no, già fatto). Perchè dopo un debutto eccellente e un secondo disco esplosivo, la bellicosa Maya è riuscita nuovamente a superarsi, andando oltre le contaminazioni etniche e i rimasugli electroclash, i ruggiti gangsta e i frenetici ritmi discotecari dei primi lavori a favore di un’opera completa, che copre senza fatica ogni campo sonoro in voga al giorno d’oggi.
E allora un caloroso benvenuto al dubstep di Rusko in “Story To Be Told”, al synth-pop di chiara ispirazione 80s di “It Takes A Muscle”, languida metamorfosi in una La Roux caraibica, al garage lo-fi di “Born Free” e al suo sample dei Suicide e perchè no, anche a un pop à la Lady Gaga nel singolo “XXXO”, perchè giocare a fare i terroristi è bello ma anche guadagnare danaro ha il suo fascino.
Le paranoie cyber-politiche del martellante intro “The Message” (Connected to the Google / connected to the government, siamo tutti collegati e bla bla bla) sono solo un assaggio degli attacchi di M.I.A., che forte della sua ascesa rincara la dose nei confronti dei governi occidentali e dello Sri Lanka, di cui la popstar denuncia la dilagante guerra civile ignorata dai media in “Space”, già pubblicata sul web da mesi. I bassi e le rime taglienti di “Lovalot” e il grime di “Teqkilla” (in free download sul blog dell’artista la versione in collaborazione con la selvaggia Nicki Minaj, decisamente migliore dell’album version) lasciano immaginare un ritorno alle origini che perde consistenza all’attacco dell’epica cavalcata electropunk “Meds and Feds”, in collaborazione col duo noise-pop Sleigh Bells prodotto dalla stessa M.I.A.; solenne a modo suo anche la marcetta “Tell Me Why”, sorta di “Paper Planes” 2.0, perfetto singolo mangiasoldi.
Discrete anche le quattro bonus track della Deluxe Edition, che riprendono le sonorità di “Kala” per la gioia di coloro che non hanno apprezzato “/\/\ /\ Y /\”. Ma fossi in loro non lo direi ad alta voce, M.I.A. difficilmente perdona.