Sherwood Festival, 14 Luglio. Una serata di puro divertimento con due delle band più scatenate in circolazione, Ska-P e Gogol Bordello. Si contano tantissimi presenti, ad occhio e croce più di ventimila. Alcuni problemi tecnici rovinano un po’ la serata come l’inizio alle ore 20.00 quando il sole ancora alto fa percepire in mezzo alla folla una temperatura di oltre quaranta gradi, un inizio troppo anticipato che in Italia risulta veramente ridicolo (non siamo in Inghilterra…), così come i limiti di volume imposti dalla polizia in questa edizione del festival, che rendono abbastanza noioso seguire un concerto da un po’ più distante dell’area sottopalco.
Ottimi i missaggi di entrambi i gruppi che sfoggiano in tutto più di 3 ore di spettacolo. I Gogol Bordello, spettacolari e tecnicamente eccezionali, hanno intrattenuto una folla già abbastanza numerosa (ma circa la metà di quella che ci sarà dopo) con circa 70 minuti di set comprendente canzoni tratte da tutte le loro uscite discografiche. Su tutte spicca la bellissima e coinvolgentissima “Break The Spell”, seguita a ruota dall’immancabile singolo “Not A Crime”. Notevole la presenza scenica della band, in particolar modo quella del frontman Eugene Hutz che non smette un secondo di ballare e saltellare come un folletto. E la folla inizia a scaldarsi pogando e saltando, lanciando in aria oggetti e con piccoli accenni di crowd surfing.
Gli Ska-P salgono sul palco verso le ventidue abbandonandolo dopo due ore di devastante pogo, salti e danze che hanno coinvolto praticamente tutti i presenti e non solo il classico nucleo centrale del pubblico. Impossibile non rimanere vittima dell’ondata di movimento generata dalla loro musica che sembra fatta proprio per questo “clima di festa”. In repertorio storici brani come “El Nino Soldado”, “A La Mierda” e “Seguimos En Pie”, senza tralasciare l’epica “Crimen Sollicitationis” (la più recente) e le supertirate “Planeta Eskoria”, “Estampida” e “Cannabis”, quest’ultima accompagnata coralmente da tutti i presenti. Dopotutto siamo nel posto giusto. Interessanti gli intermezzi parlati, in italiano, tipici della band, con percentuali e fatti di cronaca riguardanti la nostra storia, tutti in salsa rigorosamente “resistente” e antifascista. Sappiamo con chi abbiamo a che fare e le esortazioni un po’ “modaiole” devo dire come le urla Berlusconi vaffanculo sono abbastanza esagerate nel 2010.
La band tecnicamente ci sa ancora fare nonostante gli anni e anche a livello di rapporto diretto con i fans e tenuta di stage si dimostrano veri e propri animali da palco, grazie anche ad alcune trovate sceniche come i cambi d’abito. Tutto ciò basta a mascherare canzoni che su disco sono comunque tutte troppo simili, ma non è questo che può rovinare un live così energico, caloroso, con un clima da party che non si ferma mai fino all’ultimo secondo, a mezzanotte in punto.
Una serata come poche volte lo Sherwood ha potuto offrire.
Insistimos.
Credit Photo: Greg Younger, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons