Dopo vagonate di gruppi pronti a saltare su quel treno della celebrità chiamato lo-fi, una band capace di calamitare l’attenzione dell’ascoltatore per più di due-minuti-due doveva pur arrivare. E dopo tante celebrazioni per i nuovi fenomeni del momento stavamo rischiando di perderci tra bagordi e sollazzi i Male Bonding, formazione britannica che ha piazzato un debutto da incorniciare che coniuga con stile accessibilità e qualità .
In verità la formula adottata dal trio inglese non si discosta di molto da quella professata da orde di gruppi adoranti la bassa fedeltà : melodie seppellite da registrazioni volutamente sfuocate, venature di rumore e riverbero che accrescono il fascino di un’offerta che lambisce credenze pop, fascinazioni punk e attitudini rock. Insomma “Nothing Hurts” è un disco che frulla diverse influenze ed intuizioni ma che non si limita ad un semplice copia-e-incolla, imbastisce pezzi diretti e scanzonati senza mai smarrirsi in inutili divagazioni. Tra chitarre duellanti pronte ad erigere splendidi muraglie soniche che fanno tanto Husker Dà¼, melodie a presa istantanea che faticheranno ad uscirvi dalla testa e una sana dose di ironia che non guasta mai, la band piazza in rapida serie un quantità incredibile di potenziali singoli: dall’apertura adrenalinica di “Year’s Not Long” al motivetto infettivo di “Franklin”, dal noise scanzonato di “Crooked Scene” al post-punk di “T.U.F.F.” è un continuo frullare di emozioni e note che dipingono splendide istantanee di un’espressivitá coincisa e ficcante.
Tredici tracce per una mezzora scarsa: un disco da gustare tutto d’un sorso. I nuovi messia dell’indie-rock a bassa fedeltá? à‰ ancora troppo presto per lasciarsi andare a facili entusiasmi ma per il momento battiamo forte le mani.