I Jaill li ho scoperti ascoltando “Everyone’s Hip” da una playlist e sono rimasto estasiato. Negli ultimi giorni ne ho lette di cazzate su di loro nelle varie recensioni.
Ma affibbiare la nomea college-rock è solo pigrizia nel cercare la vera essenza di una band. Da subito si capisce che questi ragazzi sanno fare di più di quello che mostrano.
Il mercato in questo momento va chiaramente in una direzione surf-revival indie, e i Jaill si da il caso che nel cassetto avevano un po’ di pezzi che sarebbero suonati un bel po’ bene con quel sound. Ma questo non significa che possono essere assimilati ai pompatissimi The Morning Benders, o a Best Coast e The Wavves. L’indie con la piega del surf-revival è un dato di fatto ma ha un milione di sfumature e parecchi modi di essere interpretato. I Jaill lo interpretano a cuor leggero come i Jamaica (altra bella uscita degli ultimi tempi), e abilmente come degli MGMT ripuliti dall’elettronica da una bacchetta magica e lasciati in mutande solo con gli strumenti analogici in mano. Il tutto con la stessa raffinatezza rozza dei The Thermals.
Tutto ciò che viene definito l’aspetto “‘catchy’ dei pezzi non è altro che la loro conoscenza del genere rock essential in questione, e “The Stroller” con la mente mi riporta di più ai Kasabian che all’ “‘artsy’ degli Yeah Yeah Yeahs più scarni dei primi tempi. I giovanotti di Milwaukee hanno una buona conoscenza del versante Brit, e questo da loro il vantaggio di “scegliere” quando “‘vogliono essere’ leggeri e paraculi. La loro abilità musicale magari non verrà mai fuori del tutto, il fatto che siano della Sub-Pop mi fa pensare che l’etichetta ci voglia lavorare ancora un po’ su, e io lo spero. I prodigismi velati di “Snake Shakes” magari saranno estrinsecati appieno in qualche hit fra due anni, ma non ci è dato saperlo adesso. Per ora possiamo solo constatare che è un disco fatto a dir poco benissimo. Forse più controllato e meno ispirato di altre uscite alla stregua di Surfer Blood, Real Estate e ToroYMoy. Ma suonato da Dio.
Potrei continuare a scrivere ma è un disco così godibile, passionale e diretto che ne sporcherei la bellezza. Da ascoltare al posto delle voci che emettono suoni del tipo “‘college-indie-thekooks”…..’
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2. Everyone’s Hip
3. On the Beat
4. Thank Us Later
5. Summer Mess
6. She’s My Baby
7. Snake Shakes
8. Demon
9. Baby I
10. How’s the Grave
11. That’s How We Burn