Turn off those bright lights, please.

L’oscurità  ancora una volta.
Fanculo, come se poi avessi davvero bisogno di più buio di quello che già  mi porto dentro e che spargo in giro. Se volete un po’ di sane tinte scure e rarefatte come una nebbia in negativo fatemi un fischio. Le spese di spedizione e le conseguenze sono tutte le vostre. Oppure ascoltate ancora una volta con attenzione perchè Paul Banks può oscurarvi la via come si deve.
Sapete no?
Arriva l’autunno.
Si, sapevate già .

Odio quando arriva l’autunno, vorrei implodere e ingoiare tutto quel silenzio che a sua volta a poco a poco va mangiandosi le strade e i miei minuti preziosi.
Se siete qui sapete già  più o meno tutto quello che c’era da sapere, perciò non cercate altro. Tempo di spegnersi ancora le sigarette addosso per sentire chi brucia di più: voi o la vita. A voi è sempre e solo interessato essere un’ombra nobile e sottile e se siete su questa pagina sapete già  di Carlos D, Dave Pajo e Brandon Curtis, dei vari side projects, avete ascoltato centinaia di volte “Turn On The Bright Lights”, vi siete compiaciuti con il romanticismo nero di “Antics” e forse avete pure fatto fatica a digerire il pranzo con il disco seguente.

Continuate a tendere verso il nero, nonostante tutto.
Continuate comunque a scrivere con un inchiostro scurissimo su pagine candide. Macchiate il mondo, prima di alzare lo sguardo verso le casse stereo, prima di alzare di più il volume, finchè ogni singolo pelo sulle braccia non è pervaso da un brivido. Se non è emozione sono le pareti che vibrano a stordirvi i sensi. E se pensate che le pareti non stiano vibrando beh andatelo a dire ai vostri vicini che vogliono solo guardare in santa pace la tv, o andatelo a raccontare alla polizia che tra circa quattro secondi busserà  con forza alla vostra porta. Storditi ecco, cercate poi di capire un po’ meglio e il risultato è pura claustrofobia. Sapevate anche quello forse.
Bene così.

Derivativo.
Il vostro buio, la vostra voglia di mandare affanculo il mondo è derivativa. Copia pari passo quello che succede alla luce quando si spegne. Questa musica fa altrettanto, ma come vi trovate comodamente seduti nella vostra rabbia non avrete poi grossi problemi ad accettare le conseguenze di queste note. Dopotutto le stavate aspettando.
Sapevate no?

Io sono uno di quelli che ha sempre affermato che le stelle sono solo in cielo (fatta eccezione per qualche rara persona speciale che cammina al nostro fianco nella vita), mai su una pagina scritta da qualche disperato con qualche sogno smozzicato in tasca che parla di qualche altro disperato con uno strumento in mano. Perciò, se vi pare, appiccicatene pure di sotto quante ne volete di stelle o toglietele pure tutte”…frega niente. Io vi dico quello che è e quello che è rimane dopo aver ascoltato. Canzoni come “Barricade” o “Lights” vi dicono che siamo vicini al suono di “Antics”. Poca psichedelia e voglia di cazzeggio nella nebbia nera e nell’eco che la faceva da padrone qualche anno prima. Qui ci si taglia, in modo rapido. Il risultato complessivo però delude. Non c’è qualcosa che rimane in mente in modo prepotente. Solo una sensazione ‘generale’ di frustrazione e qualche riff semplice grazie al quale si può riconoscere il “sound Interpol” dopo pochi secondi. Quella voce la conoscete, la amate, la odiate, poi qualcosa di nuovo con “Try It On”, quel fischio, quella batteria che sembra non azzeccarci niente con le note del pianoforte e invece è forse la chiave di una canzone che rappresenta la volontà  di muoversi altrove, almeno di un millimetro.

Il primo disco mi aveva entusiasmato, il secondo (per gusti personali) ancora di più, e poi più niente. Comincio a pensare che gli Interpol siano una delle tantissime band rock di oggi che si è trovata a suonare la cosa giusta, al momento giusto, nel posto giusto. Questo, pur producendo buona musica in generale, ma che nel 2010 sembra non andare più da nessuna parte, sembra non lasciare un messaggio. Non più. Do ragione a Carlos D. Meglio trovare altra claustrofobia, altrove.

Questo disco è come l’autunno che sta per tornare. Molti ci si adattano e in fondo poi alla fine scoprono che dentro non ci si sta poi così male. Il nero è forse il colore più caldo perchè avvolge indiscriminatamente tutto.

Quelle luci sembrano brillare di meno adesso.

Interpol
[ Matador – 2010 ]
Similar Artist: The National, Editors, Julian Plenti, White Lies
Rating:
1. Success
2. Memory Serves
3. Summer Well
4. Lights
5. Barricade
6. Always Malaise (The Man I Am)
7. Safe Without
8. Try It On
9. All Of The Ways
10. The Undoing