Al disco d’esordio dopo un breve ep le Twiggy Frostbite, trio svedese tutto al femminile, sembrano voler realizzare un compendio di quasi trent’anni di alternative: se infatti l’ombra dei Cocteau Twins aleggia su tutto l’album (complice una vocalità molto simile a quella dell’indimenticabile Elizabeth Fraser), le coordinate musicali spaziano dal dream-pop della band scozzese fino all’indietronica di casa Morr, dal post-rock più vigoroso alle eteree e sognanti melodie astrali dei Sigur Rós.
In tre quarti d’ora di musica riassumo quanto esposto ed è chiaro sin dall’iniziale “Eye For An Eye” (che segue un breve intro): chi accusava gli islandesi di non essere altro che l’aggiornamento per il terzo millennio dei Cocteau Twins dovrà ricredersi poichè quel titolo spetta ora alle tre ragazze svedesi.
“Thrown In Two” aggiunge le chitarre alla ricetta dei Lali Puna, mentre “Still Here” vira in rosa l’inquietudine kraut dei Notwist.
“Heroes” (già presentata nell’ep omonimo del 2009) alterna piano e forte come se si trovasse nell’esordio dei Giardini Di Mirò, la successiva “Grime Star” è più Sigur Rós degli stessi Sigur Rós e “Narrow Pride” esplode come un tempo sapevano fare i Mogwai.
Nell’insieme il disco si lascia ascoltare, è capace di cullare il fruitore e di avvolgerlo tra sensualità e ghiaccio; si sente la passione con cui le Twiggy Frostbite compongono la propria musica, ma allo stesso tempo è troppo forte la sensazione di una originalità latente: i gruppi da cui traggono ispirazione rimangono sempre presenti e questa loro presenza non permette alle tre ragazze di dimostrare il proprio talento e la propria personalità . Rimandate con dispiacere quindi, aspettando che si emancipino completamente dai loro nobili ascendenti.