Una delle particolarità tutte italiane è quella di avere band che all’estero conoscono un successo notevole, mentre da noi sono relegati ad un pubblico di affezionati e che difficilmente riesce ad ampliarsi. Gli Spiritual Front fanno parte di questo insieme e forse “Rotten Roma Casino” potrebbe essere il grimaldello per entrare nelle casse e nelle orecchie di molte più persone. La testimonianza diretta l’ho avuta alla presentazione romana del disco, in un Circolo degli Artisti assiepato di persone, tra fan dell’ultima ora e aficionados dislocati per tutta la sala concerti. E non si può neanche usare la scusante del “‘giocavano in casa’, visto che non credo proprio che la notorietà della band capitanata da Simone ‘Hellvis’ Salvatori sia maggiore nella propria città natale che altrove.
“Rotten Roma Casino” (il quarto album degli Spiritual Front) è un disco che in egual misura contiene pregi e difetti. Ai primi ascolti viene da pensare che sia l’opera che li sposta totalmente dal filone folk-apocalittico per trascinarli con prepotenza verso altri lidi. Una scelta ponderata e studiata con precisione dalla band, visto che lo stesso Salvatori nel dvd allegato al disco parla di un album fatto di brani lineari rispetto al passato dove, più che alle composizioni marziali e concettuali, si è lasciato spazio a un’ispirazione pop alquanto notevole.
Anche il tanto criticato primo singolo “Darkroom Friendship” (dal video a dir poco patinato e francamente orrendo: va bene rifuggire dai clichè del passato ma così è troppo) è un pop-rock non male, perfetto per radio e tv musicali (ed ecco il grimaldello di cui prima). Ma un album totalmente così sarebbe stato un passo falso totale: fortunatamente non è così. O sfortunatamente, dipende da dove la si vuol guardare. “My Erotic Sacrifice”, con le sue belle aperture melodiche, le orchestrazioni raffinate di “The Days Of Anger” e “Song For Johnny” basterebbero a portare un disco come “Rotten Roma Casino” sopra la sufficienza. O anche le buone intuizioni di “Kiss The Girls And Make Them Die” e la suadante “Sad Almost A Winner”.
Ma, si sa, una riflessione sull’opera di un’artista si fa anche guardando al passato e l’ispirazione “‘diversa’ (non minore) di questo disco rispetto a un disco come “Nihilist Cocktails For Calypso Inferno” (ad esempio) non può che pesare sui pensieri finali. Una piccola involuzione, forse capace di attirare più gente, ma d’ispirarne altrettanta meno.
2. Sad Almost A Winner
3. My Erotic Sacrifice
4. Kiss The Girls And Make The Die
5. The Days Of Anger
6. German Boys
7. Odete
8. Black Dogs Of Mexico
9. Song For Johnny
10. Bare Knuckle Boy
11. Cold Love (In A Cold Coffin)
12. Overkilled Heart