Squadra che vince non si cambia, come si suol dire. Quindi dopo gli unanimi consensi raccolti con i primi due capitoli, “Ballad of the Broken Seas” e “Sunday at Village Dirt”, la premiata ditta Isobel Campbell ““ Mark Lanegan appronta un terzo capitolo, “Hawk” .
Non sorprenderà affatto all’ascoltatore navigato la scelta da parte della coppia di inserire ben due cover di Townes Van Zandt, (la sinuosa “Snake Song” o la struggente “No Place to Fall”) così come non saranno oggetto di alcuno stupore scoprire che alla solita vecchia formula ballate R&B, poderose cavalcate western, dolci nenìe pop o brumosi folk blues non è stato aggiunto o tolto assolutamente nulla. “You Won’t Let Me Down Again” è puro Lanegan, “We Die And See Beauty Reign” può tranquillamente ascriversi ai migliori Belle and Sebastian così come la sognante “Sunrise” sembra una outtake di “Amorino”. Purtroppo, spiace dirlo, ma gli episodi degni di nota finiscono qui.
Si prendano ad esempio il semi-plagio sonnolento di “A Man Man’s World” che risponde al nome di “Come Undone”, le due riletture invero didascaliche e prive di trasporto alcuno dei due classici dell’immenso folk singer texano Van Zandt citati più su o il pasticcio gospel chiamato “Lately”: la sensazione è quella di trovarsi di fronte al puro mestiere, alle canzoni da pilota automatico, alle formule preconfezionate ed è davvero un peccato, specie sei si pensa che nei precedenti due episodi (più omogeneo il primo, decisamente discontinuo il secondo) le belle canzoni non mancavano così come il livello di ispirazione risultava essere abbastanza alto.
Il patinato R&B di “Time of the Season” o il sonnecchiante folk bucolico “Eyes of Green” non fanno altro che confermare che l’ex Screaming Trees e l’ex signora “Amorino” hanno ormai prosciugato il serbatoio dell’ispirazione ed è tempo di separarsi. Ne gioverà di sicuro la musica, specie se Mark Lanegan si deciderà a dare un seguito a “Bubblegum” anzichè perdersi in mille collaborazioni o in progetti privi di alcuna coerenza o senso proprio. La speranza è sempre l’ultima a morire.