“Absolute Dissent” è uno di quei dischi che in teoria solo leggendo la presentazione vien voglia di divorare e ascoltare ore e ore. L’album che marca 30 anni di carriera per i Killing Joke ed il primo, dopo ben 28 anni, con la lineup originale. Quella che aveva registrato i primi due capolavori a nome KJ, con al basso Youth, in seguito internato in ospedale psichiatrico e sostituito dal povero Paul Raven (deceduto nel 2007). Tutti i presupposti per un gran disco quindi. Ma l’operazione memoria riesce solo a metà .
Il grosso problema coi Killing Joke contemporanei è che l’ombra di qualcosa d’infinitamente più grande costruito da loro stessi si staglia all’orizzonte ogni volta che pubblichino qualcosa di nuovo e “Absolute Dissent” non è per niente l’eccezione che conferma la regola. Nati come costola viva e attiva del post-punk britannico, al giorno d’oggi i quattro sono tutt’altro che ciò che erano in passato. Le chitarre elettriche di matrice metallica la fanno da padrona su più della metà delle tracce del disco (come è già accaduto in passato nella storia dei nostri) e i risultati sono estremamente vari. Ad esempio la opening title track ha una potenza sonora notevole, cosa che non viene mai replicata in tracce quali “The Great Cull” o “In Excelsis”.
Insomma la new wave ‘pesante’ dei Killing Joke, partita con “Pandemonium” del 1994, è intuibile che non piaccia al sottoscritto, forse è un problema mio, visto l’entusiasmo quasi univoco verso questo stile. Le cose belle arrivano altrove: la dance goth del primo singolo “European Super State”, i ritmi rallentati e rarefatti di “The Raven King” e “Honur The Fire” e, soprattutto, il finale in salsa dub di “Ghosts Of Ladbroke Grove”. E qui i meriti vanno esclusivamente a le grandissime linee di basso partorite dalla mente di Youth, una sezione ritmica notevolissima che spesso salva in calco d’angolo quando c’è da salvare. La prova vocale di Jaz è buona sulla lunga durata, nonostante a volte l’abbinamento con le chitarrone e la doppia cassa fanno venire in mente brutti pensieri.
Insomma i Killing Joke potrebbero lentamente terminare la loro carriera con un segno positivo se vanno avanti così. Mi viene in mente un parallelo con gli Helmet, troppo spesso imprigionati da una quindicina di anni in una cornice che disegnata dal pubblico affezionato e impossibilitati a sfuggirgli. Ecco, forse i Killing Joke da quella cornice ne stanno uscendo, merito del fato e di alcune intuizioni giuste. Anche se quelle chitarre”…